Non è educato fissare le persone.
I disabili sono persone.
Non è educato fissare i disabili.
E scusate se ho scomodato
Aristotele, ma io non so più come farvelo capire.
Lo so che non se ne vedono tanti
di handicappati in giro - cosa che per inciso, è colpa vostra – ma fissare la
gente è maleducazione, anche nel caso di gente strana come me.
E non ci sono eccezioni alla
regola.
Non m’interessa se avete un cugino
di terzo grado in sedia a rotelle e io ve lo ricordo tanto.
Non m’importa se avete fatto la
guerra del ’15-’18 e, pur tra tanti orrori, vi mancava proprio lo spettacolo
dei miei piedi storti.
Me ne frego se quando eravate
piccoli voi, si andava a prendere l’acqua al fiume e non riuscite a non rimanere
abbagliati come leprotti davanti ai fari della mia Otto Bock. Piuttosto ricordate
che spesso ai leprotti, in simili frangenti, accadono cose spiacevoli.
Ora vi spiego per l’ultima volta
due o tre cosette che mi par di avere già ribadito fin troppe volte.
So che è difficile concentrarsi
con tutto quel sangue che va verso i muscoli anziché al cervello, ma provateci.
Facciamo un breve ripassino:
1) “Vedere
ma non toccare” è un detto che va bene per gli oggetti inanimati. Se proprio sentite il
bisogno irrefrenabile di fissare intensamente una persona menomata, andate al Van Gogh
Museum: chi ha orecchie per intendere …
2) Anche
se si muovono poco, i disabili non rientrano nella categoria "oggetti
inanimati".
3) Protesi,
carrozzine, girelli, stampelle ed uncini, pur essendo oggetti inanimati, sono
attaccati ad un soggetto animato e vanno considerati estensione del
medesimo. Pertanto, per la proprietà transitiva, godono delle stesse regole dell’educazione applicabili agli esseri umani, anche perchè alcuni ausili sono più senzienti di voi.
4) E’
da considerarsi “fissare” anche la ripetuta messa a fuoco con repentino
distoglimento dello sguardo, a meno che, contemporaneamente, non gridiate “ bubusettete!”.
5) Se
a fissarmi è il piccolo frutto dei vostri lombi, non serve che gli diate una
sberla la prima volta: dagliela solo se, dopo una serena spiegazione, si mostra
recidivo. Se non ve la sentite, gliela do io: intendo la spiegazione.
6) Se
indossate dei leggings leopardati sopra un paio di Hogan con borchie d’acciaio
e lapislazzuli di plastica o una maglietta Hawaiana cachi che non indosserebbe
nemmeno Magum P.I. dopo una sbronza, se volete vedere qualcosa di veramente brutto,
non fissate il disabile davanti a voi, guardatevi allo specchio prima di uscire di casa.
7) Anche
se fan finta di nulla, i disabili si accorgono che li state fissando, pure quelli
ciechi. E se non se ne accorgono loro, se ne accorge il cane guida, che è
peggio.
8) Anche
se non sembrano infastiditi dal vostro sguardo da pesce palla, i disabili sono
creature fragili, specie nel loro intimo, tipo i coglioni.
9) Se
continuate a fissare i disabili, qualcuno v’infilerà una trave nell’occhio. Nel
Vangelo mica lo spiegano come ci finiscano le travi negli occhi, ma sono
abbastanza certa che c’entri il non farsi gli affari propri.
10) Se
sui mezzi pubblici non sapete come passare il tempo, invece di fissare il disabile,
prendete un libro, magari uno di quelli pieni di figure, da cui si possono imparare
un sacco di cose, tipo farsi i cazzi propri.
11) C’è
un App per cellulari che segnala i cantieri aperti: gli operai li pagano
apposta per essere fissati e ricevere consigli da gente come voi. Davvero. Se si lamentano, ricordate al tizio
col martello pneumatico che avete tutto il diritto di fissarlo e di criticare
il suo lavoro.
Quando mia mamma mi ha insegnato
a non rispondere maleducatamente alle persone, probabilmente non aveva previsto
che così tanta gente ignorasse le più banali norme di comportamento.
Finora ho sopportato, non sempre
esattamente in silenzio.
Ma da oggi la musica cambia. Non
mi limiterò a lanciare sguardi alla Clint Eastwood o a sottolineare i deficit
cognitivi dei fissatori compulsivi, che tanto non capiscono le mie sottili freddure. Se voi potete fissarmi per tutto il tempo
che vi va, do per scontato che della privacy non ve le freghi un tubo, quindi vi
posso fotografare e mettere la vostra faccia da primate ebete online. Magari
con una bella didascalia esplicativa, tipo: “Esemplare
di Homo Ficcanasus fotografato mentre fissa da ore un disabile, incurante dei
predatori che gli stanno sfilando il portafogli dalla borsa”.
Essere curiosi è bello,
manifestarlo non sempre.
Se ancora le mie parole non vi
hanno convinto, vi ricordo il vecchio adagio che recita: “La curiosità uccise il gatto”.
Ora dite “miao”.
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