Qualsiasi appartenente ad una categoria sociale percepita come "divergente dalla norma" è oggetto di stereotipi. Del resto, se appartieni a una minoranza, reale o presunta, non è detto che sia così facile per le persone ottenere informazioni di prima mano su "quelli come te".
Non è che tutti i giorni un normodotato si renda conto di incontrare gay, ebrei, o fan di Star Trek, soprattutto perchè probabilmente non frequenta gay-bar, sinagoghe o convention di fantascienza, ovvero quei posti dove gli appartenenti alle succitate categorie si riconoscono al volo. Il disabile fa un po' eccezione, perchè lo riconosci ovunque, sempre che riesca ad uscire di casa nonostante le barriere architettoniche.
Non è che tutti i giorni un normodotato si renda conto di incontrare gay, ebrei, o fan di Star Trek, soprattutto perchè probabilmente non frequenta gay-bar, sinagoghe o convention di fantascienza, ovvero quei posti dove gli appartenenti alle succitate categorie si riconoscono al volo. Il disabile fa un po' eccezione, perchè lo riconosci ovunque, sempre che riesca ad uscire di casa nonostante le barriere architettoniche.
Ma come fa allora il normodotato medio a sapere come è fatta una minoranza? Non gli resta che basarsi sul sentito dire... almeno finchè non ha la possibilità di incontrare un rappresentate della presunta minoranza e porre direttamente delle domande che, nella migliore delle ipotesi, lo faranno sembrare un completo idiota.
Molti disabili sono infastiditi dai più comuni stereotipi sociali relativi alla propria categoria.
E' più che evidente a chi sta su una sedia a rotelle che la maggioranza dei bipedi nutre oscure fantasie circa anatomia, usi e costumi degli handicappati.
E' altrettanto vero però, che pure i disabili condividono lo stesso stereotipo del normodotato: alto (n.d.r.: ci sembrano tutti watussi dalla sedia a rotelle, tranne Brunetta), deambulante e incline alle gaffes.
Non capisco però perchè tanta animosità da parte dei disabili nei confronti della specie che attualmente domina la Terra: non è mica colpa loro se hanno un patrimonio genetico e una connotazione fenotipica tanto anonima. Certo, a volte è difficile distinguerne uno dall'altro, perché non solo hanno tutte le componenti fisiche previste dallo stampo, ma pure tutte funzionanti e allo stesso posto! I disabili invece li distingui al volo, anche all'interno della folla: non c'è n'è uno uguale all'altro, anatomicamente parlando.
Alcuni ci chiamano Figli di un Dio Minore, chi ci conosce meglio, Figli di puttana.
La verità è che i nostri corpi non sono abiti dozzinali, ma prodotti di alta sartoria psicopatica. E' ovvio che poi i normodotati facciano delle gaffes: quando ci parlano non sanno nemmeno da che parte guardarci, figurasi come prenderci.
Basta non essere permalosi.
Io ci sto addirittura scrivendo un libro di aneddoti grazie agli improbabili scambi comunicativi con i bipedi (n.d.r.: chiedo scusa sin da ora per l'eventuale prossima pubblicazione).
Confido che il popolo bipede abbia autoironia... o che non comprenda di essere stato preso per il culo.
Io comunque questa la chiamo par conditio: se tu puoi farmi una domanda personale, che sottintende un'assurda visione della disabilità, io sono disposta ed educarti... solo sfottendoti un po'.
La vita dei disabili è difficile... lasciateci almeno divertire.
Voglio oggi dedicarvi le perle raccolte negli ultimi due mesi circa. Ringrazio i protagonisti inconsapevoli - ma non necessariamente incolpevoli - dell'odierna pagina del blog.
Legenda:
Io = io, soggetto disabile sottointeso
N = normodotato
N: «Ma anche tuo marito è sulla sedia a rotelle?»
Io: «Certo! E ogni volta che vogliamo trombare ci aiuta la badante»
N: «Scusi… sono inciampata.»
Io: «Stia più attenta: guardi a me cosa è successo!»
N: «Ma ti trucchi da sola?»
Io: «Solo quando Diego dalla Palma è impegnato»
N: «Leggi? Hai mai letto qualcosa di Umberto Ego?»
Io: «Chi?!»
N: «L'autore de Il nome della rosa»
Io: «...rosa...osa...osa...»
Addetto cassa cinema: «Mi dà il tesserino disabili?»
Io: «Non ce l'ho»
Addetto cassa cinema: «E come faccio a sapere che lo è?»
Io: «Bastano 100kg di carrozzina a motore sul piede?»
N?: «Ho un messaggio di Dio per te»
Io: «Senti, facciamo che per una volta porti a Lui un messaggio da parte mia... qualcosa contro il turpiloquio?»
N????: «Posso parlarti di Dianetics?»
Io: «Mi spiace, non ascolto nemmeno gli esponenti delle religioni serie.»
Compaesana N: «Perché parlare dei miei problemi con la psicologa anziché col prete?»
Io: «Perché io non le dirò mai di pregare un Altro per avere le risposte»
Io: «Si sposti»
N: «Potrebbe dire ‘per favore’»
Io: «Semmai lei dovrebbe chiedere scusa: è seduto sul posto disabili»
Marito: «Si vuole muovere? Il treno sta partendo!»
N: «Non vede che sto spostando le borse dei bambini? Che maleducato!»
Io, ai bambini: «Visto che il vostro babbo ci tiene tanto all'educazione, ora v'insegno una cosa: non ci si siede sul posto per disabili. Il vostro papà ha fatto una cosa davvero, davvero cattiva. Capito? Bravi!»
N: «Ufficio orientamento?»
Io: «Sì, dica»
N: «Scusi, dove sono le macchinette del caffè?»
N: «Lo sciopero termina alle 18. Posso almeno offrirle un caffè?»
Io: «Ha in dosso una divisa da Capotreno e io sono bloccata qui da 2 ore. Scappi finché è in tempo»
N: «Riesci almeno a seguire la S. Messa in TV?»
Io: «Quando non danno X Factor, Padre»
Grazie al cielo non tutti i bipedi sono Capre in senso Sgarbiano, ma i miei bipedi preferiti raggiungono livelli di sottigliezza a dir poco sublimi. Ecco quali sono le cose che dovete saper dire se volete entrare nelle mie grazie:
Io: «Non so mai se caffè ha l'accento dall'alto verso il basso o dal basso verso l'alto»
Collega: «Guarda che è grave»
Io: «Sei sempre il solito esagerato!»
Marito: «Cara, che ne pensi del sesso stamattina?»
Io: «Che ci sono troppe esse per essere una parola di sole cinque lettere»
Marito: «Non intendevo linguisticamente, a meno che tu non voglia...»
Madre: «Vieni a cena stasera? Tuo fratello è il personaggio del mese di una rivista!»
«Sono impegnata»
Madre: «A far che?»
Io: «A riprendermi la Kamciakta»
Madre: «Ne hai così da correre... peccato che non puoi»
Collega pendolare figo che mi aiuta ad allacciare la cintura di sicurezza della carrozzina:
«Posso fare altro?»
Io: «Non è che stasera mi aiuti a slacciarla a casa mia?»
Amica: «La vita è inconcepibile»
Io: «Tecnicamente è un ossimoro»
Amica: «Non essere retorica»
Marito: «Ho preso tutto quello che hai scritto sulla lista della spesa»
Io: «Come può 'fette biscottate' essere interpretato come 'birra'?!»
Marito: «Tu prendi sempre quelle al malto, no?»
Fratello: «Ma quando hai fatto l’ultimo aggiornamento di sistema?»
«Se non ne avessi mai fatti? Per dire…»
«Comprane uno nuovo? Per davvero...»
Io: «Ma lo sai che Gesù era sposato?»
E' più che evidente a chi sta su una sedia a rotelle che la maggioranza dei bipedi nutre oscure fantasie circa anatomia, usi e costumi degli handicappati.
E' altrettanto vero però, che pure i disabili condividono lo stesso stereotipo del normodotato: alto (n.d.r.: ci sembrano tutti watussi dalla sedia a rotelle, tranne Brunetta), deambulante e incline alle gaffes.
Non capisco però perchè tanta animosità da parte dei disabili nei confronti della specie che attualmente domina la Terra: non è mica colpa loro se hanno un patrimonio genetico e una connotazione fenotipica tanto anonima. Certo, a volte è difficile distinguerne uno dall'altro, perché non solo hanno tutte le componenti fisiche previste dallo stampo, ma pure tutte funzionanti e allo stesso posto! I disabili invece li distingui al volo, anche all'interno della folla: non c'è n'è uno uguale all'altro, anatomicamente parlando.
Alcuni ci chiamano Figli di un Dio Minore, chi ci conosce meglio, Figli di puttana.
La verità è che i nostri corpi non sono abiti dozzinali, ma prodotti di alta sartoria psicopatica. E' ovvio che poi i normodotati facciano delle gaffes: quando ci parlano non sanno nemmeno da che parte guardarci, figurasi come prenderci.
Basta non essere permalosi.
Io ci sto addirittura scrivendo un libro di aneddoti grazie agli improbabili scambi comunicativi con i bipedi (n.d.r.: chiedo scusa sin da ora per l'eventuale prossima pubblicazione).
Confido che il popolo bipede abbia autoironia... o che non comprenda di essere stato preso per il culo.
Io comunque questa la chiamo par conditio: se tu puoi farmi una domanda personale, che sottintende un'assurda visione della disabilità, io sono disposta ed educarti... solo sfottendoti un po'.
La vita dei disabili è difficile... lasciateci almeno divertire.
Voglio oggi dedicarvi le perle raccolte negli ultimi due mesi circa. Ringrazio i protagonisti inconsapevoli - ma non necessariamente incolpevoli - dell'odierna pagina del blog.
Legenda:
Io = io, soggetto disabile sottointeso
N = normodotato
N: «Ma anche tuo marito è sulla sedia a rotelle?»
Io: «Certo! E ogni volta che vogliamo trombare ci aiuta la badante»
N: «Scusi… sono inciampata.»
Io: «Stia più attenta: guardi a me cosa è successo!»
N: «Scusi, non pensavo salisse un disabile sul treno proprio oggi»
Io: «Sta usando la cintura di sicurezza per sedie a rotelle del treno per legare la sua valigia? Complimenti: lei è uno stronzo, ma creativo»
N: «Ma lei è disabile?»
Io: «E lei è dell’ASL che si fa venire il dubbio che una sulla sedia a rotelle possa non essere disabile?»
N: «Vorrei essere come te»
Io: «Disabile?»
N: «A parte quello»
Io: «Anche io vorrei essere come te, a parte te»
Callcenter Staz.Termini: «A signo' spetta al telefono! Se nun te movi te faccio a Carta Blu (ndr: quella per disabili) gratis!»
Io: Senza parole
N: «Ma tu bambini non ne vuoi?»
Io: «A colazione?! Non rimangono un po' pesanti?»
N: «Confesso che mi sono chiesto come sarebbe farlo con una donna come te, sulla sedia a rotelle»
Io: «Sulla sedia a rotelle è decisamente scomodo»
N: «Vivi con i tuoi?»
Io: «Sono sposata»
N: «Davvero?! Anche lui è come te?»
Io: «No, lui è maschio»
N: «Davvero?! Anche lui è come te?»
Io: «No, lui è maschio»
N: «Ma ti trucchi da sola?»
Io: «Solo quando Diego dalla Palma è impegnato»
N: «Leggi? Hai mai letto qualcosa di Umberto Ego?»
Io: «Chi?!»
N: «L'autore de Il nome della rosa»
Io: «...rosa...osa...osa...»
Addetto cassa cinema: «Mi dà il tesserino disabili?»
Io: «Non ce l'ho»
Addetto cassa cinema: «E come faccio a sapere che lo è?»
Io: «Bastano 100kg di carrozzina a motore sul piede?»
N?: «Ho un messaggio di Dio per te»
Io: «Senti, facciamo che per una volta porti a Lui un messaggio da parte mia... qualcosa contro il turpiloquio?»
N????: «Posso parlarti di Dianetics?»
Io: «Mi spiace, non ascolto nemmeno gli esponenti delle religioni serie.»
Compaesana N: «Perché parlare dei miei problemi con la psicologa anziché col prete?»
Io: «Perché io non le dirò mai di pregare un Altro per avere le risposte»
Io: «Si sposti»
N: «Potrebbe dire ‘per favore’»
Io: «Semmai lei dovrebbe chiedere scusa: è seduto sul posto disabili»
Marito: «Si vuole muovere? Il treno sta partendo!»
N: «Non vede che sto spostando le borse dei bambini? Che maleducato!»
Io, ai bambini: «Visto che il vostro babbo ci tiene tanto all'educazione, ora v'insegno una cosa: non ci si siede sul posto per disabili. Il vostro papà ha fatto una cosa davvero, davvero cattiva. Capito? Bravi!»
N: «Ufficio orientamento?»
Io: «Sì, dica»
N: «Scusi, dove sono le macchinette del caffè?»
N: «Lo sciopero termina alle 18. Posso almeno offrirle un caffè?»
Io: «Ha in dosso una divisa da Capotreno e io sono bloccata qui da 2 ore. Scappi finché è in tempo»
N: «Riesci almeno a seguire la S. Messa in TV?»
Io: «Quando non danno X Factor, Padre»
Grazie al cielo non tutti i bipedi sono Capre in senso Sgarbiano, ma i miei bipedi preferiti raggiungono livelli di sottigliezza a dir poco sublimi. Ecco quali sono le cose che dovete saper dire se volete entrare nelle mie grazie:
Io: «Non so mai se caffè ha l'accento dall'alto verso il basso o dal basso verso l'alto»
Collega: «Guarda che è grave»
Io: «Sei sempre il solito esagerato!»
Marito: «Cara, che ne pensi del sesso stamattina?»
Io: «Che ci sono troppe esse per essere una parola di sole cinque lettere»
Marito: «Non intendevo linguisticamente, a meno che tu non voglia...»
Madre: «Vieni a cena stasera? Tuo fratello è il personaggio del mese di una rivista!»
«Sono impegnata»
Madre: «A far che?»
Io: «A riprendermi la Kamciakta»
Madre: «Ne hai così da correre... peccato che non puoi»
Collega pendolare figo che mi aiuta ad allacciare la cintura di sicurezza della carrozzina:
«Posso fare altro?»
Io: «Non è che stasera mi aiuti a slacciarla a casa mia?»
Amica: «La vita è inconcepibile»
Io: «Tecnicamente è un ossimoro»
Amica: «Non essere retorica»
Marito: «Ho preso tutto quello che hai scritto sulla lista della spesa»
Io: «Come può 'fette biscottate' essere interpretato come 'birra'?!»
Marito: «Tu prendi sempre quelle al malto, no?»
Fratello: «Ma quando hai fatto l’ultimo aggiornamento di sistema?»
«Se non ne avessi mai fatti? Per dire…»
«Comprane uno nuovo? Per davvero...»
Io: «Ma lo sai che Gesù era sposato?»
Marito: «Cavolo, ma allora era davvero un santo!»
Io: «Sono un po' preoccupata per questo colorino. Dici che devo fare degli esami?»
Marito: «Stai tranquilla amore: tu non morirai di morte naturale»
Io: «Sono depressa»
Siri: «Vuoi che cerchi un centro di salute mentale vicino?»
Io: «Possono aiutarmi?»
Siri: «Davvero non so»
Marito: «Amore, stanotte ho sognato che facevamo sesso»
Io: «Quindi per questa settimana siamo a posto, vero?»
Gesù: «Ama il prossimo tuo come te stessa»
Io: «Gesù, fidati: in questo periodo è meglio se lo amo come se fosse qualcun altro»
E con questa ho chiuso. Tranquilli! Gesù non mi parla davvero: con quello che deve passare una disabile nella vita, sa che se mi rivolegsse la parola lo metterei in croce... un'altra volta.
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