Possibile che sia davvero l’unica persona al mondo a non sentire alcun bisogno di preoccuparsi di “quello che la gente potrebbe vedere o pensare”?
Sono davvero l’unica a credere che la maggioranza delle persone abbia di meglio da fare che star lì a giudicare la mia vita, il mio modo di vestire o le mie azioni? E anche se fosse, esattamente perché la cosa dovrebbe turbarmi? Insomma, se stan lì a guardare me, è evidente che non hanno una vita propria, e probabilmente nemmeno la TV satellitare, poveretti!
Forse pure io mi metterei a spiare gli altri se l’alternativa fosse guardare ogni giorno “La vita in diretta”.
Insomma, il mondo è pieno di gente che non ha molto da fare, se non preoccuparsi dei massimi sistemi che non avrà mai modo d'influenzare. Se non ci fossero persone come me a mandare in onda qualche programma insolito, le loro vite sarebbero terribilmente vuote e non saprebbero di che parlare.
Io da anni alimento le leggende di un intero paese di provincia, solo andando in giro con carrozzina a motore, marito e cane al guinzaglio. Uno di questi giorni faccio il colpaccio e attacco il guinzaglio a entrambi. Dieci a uno che entro due ore indicono una seduta del Consiglio Comunale.
Ancora stan lì la sera attorno al fuoco a narrare della volta in cui il mio compagno mise i pattini e attraversò la piazza a tutta velocità, attaccato alla carrozzina elettrica.
Chi sono io per negare a queste persone le piccole gioie del voyeurismo?
Certo, tu mi puoi fissare e addirittura giudicare quanto vuoi, però io ho il diritto di metterti in imbarazzo di conseguenza: a ognuno le sue piccole perversioni.
Per esempio, questa settimana debbo l’unica giornata divertente ad una frequentatrice di Twitter. Essa ha deciso di tirare le orecchie a un prete, che ha osato fare un complimento ad una pagina del mio blog, colma di volgarità.
Questo difensore della Chiesa - che vorrei davvero entrasse nelle nostre vite, per ricordarci che c’è sempre chi sta peggio di noi - sfogandosi con un cristiano dichiarato scrive:
“... leggi cosa scrive @EngyOhEngy... Poi mi dici se non è volare”.
Lì per lì, io l’avevo pure preso per un complimento.
Certa gente però pensa sempre male e tende a vedere errori di stampa ovunque, pure nei potenziali elogi. Ma dico io: fatti gli affari tuoi, no?
E invece no. Così, grazie ad alcuni scambi di tweet, abbiamo appurato alcune cose, tra cui:
1) Il mio blog non è “volare”, bensì “volgare”. E su questo, cazzo, devo dare piena ragione.
2) Non importano i contenuti, purché non si pronuncino parolacce, se no ai bambini chi ci pensa.
3) Una parolaccia è più grave dello stupro della lingua italiana su un social network basato sulla sintesi della lingua scritta.
4) Non sono una persona "con la testa tra le nuvole e i piedi per terra". E anche su questo, cribbio, non ho modo di confutare.
5) I preti che invece di scomunicarmi mi seguono, sono degli infedeli.
6) Cit.: “L ‘ ignoranza non merita risposta . Pensi prima di scrivere o preghi” [n.d.r.: gli orrori di battitura non sono opera dell’autore del blog… e scusate se ci tengo a chiarirlo].
Sul punto cinque non mi pronuncio: credo che persino il Vaticano abbia di meglio da fare che controllare i following del clero. A me sta bene che mi seguano, ma solo perché sono persone intelligenti, a prescindere dalle loro credenze.
Ora, fatti salvi i punti 1) e 4), vorrei dire la mia sui restanti.
Innanzi tutto, che cazzo ci fanno i bambini su Twitter?! Vorrei dire che cazzo ci fanno in generale sul web, senza un adulto accanto, ma i tempi d’oro di Telefono Azzurro, in cui una senza prole come me poteva permettersi di dare suggerimenti ai genitori su come educare i figli, sono finiti da un pezzo.
Ci tengo fra l’altro a sottolineare che buona parte del mio attuale vocabolario truce, la devo agli adolescenti che chiamavano il numero gratuito, con tanta voglia di scherzare e gli ormoni che uscivano dalle orecchie. Se qualcosa ho dunque imparato durante la mia esperienza in help-line, sono proprio le parolacce... sfortunatamente apprendo in fretta.
Ah! Ho anche imparato a non essere bacchettona.
Gli adolescenti mi hanno addirittura insegnato che, dietro un atteggiamento volgare e strafottente, si cela la volontà di dialogo più spesso di quanto non si sia portati a pensare.
Chiusa la parentesi del “teniamo lontani i nostri bambini da tutte le cose brutte del mondo”, così appena escono senza mamma e papà, i maniaci non devono fare fatica, passiamo ad un argomento che mi sta a cuore.
Per come la vedo io, prima impari a parlare, poi a scrivere e infine, se vuoi, provi a Twittare.
E’ ora di finirla con la gente che fa tutto il contrario di come si deve.
E scusate se sono grammar-nazi, ma ho studiato dalle suore per tredici anni e, avendo perso la fede, devo continuare a ripetermi che ne è comunque valsa la pena per l’educazione scolastica.
Quanto al punto sei, mi permetto di dissentire.
L’ignoranza merita risposta eccome!
Agli ignoranti si deve e si può rispondere, non tanto perché loro cambino, ma perché il mondo si renda conto che certe persone rompono i coglioni e che certa gente non è disposta a far finta che non esistano.
Non è che se ignori la zanzara che ti ronza nelle orecchie, quella se ne va di sua spontanea volontà, non prima di averti prosciugato almeno.
Voi fate un po’ come volete, ma per quanto mi concerne, se la zanzara non si limita a sniffarmi da lontano e si avvicina troppo, io accendo il Vape.
Per non parlare di quelli che provano a convertirmi… o dovrei dire “riconvertirmi” alla religione cattolica. Se Dio esistesse davvero, dovrebbe aver maggior cura della pubblicità negativa costituita da alcuni suoi agenti monomandatari.
Non ho alcuna vaga intenzione di pentirmi per ciò che sono, n'è di piegarmi al giudizio di Dio... se per "giudizio di Dio" si intende quello di cui i bigotti sono portavoce indiscussi, pur non avendo preso i voti.
Tra l'altro, prima di permettermi di mettere in discussione la religione cattolica, ho sostenuto tre esami di teologia e ancora so di non saperne abbastanza. Gradirei che chi si sente in diritto di difendere tale religione da me, avesse letto la Bibbia almeno una volta. Non per snobismo culturale, ma semplicemente perché non è eticamente corretto citare le Scritture per avvalorare la tua tesi con chi non sa nemmeno di cosa stai parlando.
Neppure Satana citerebbe la Bibbia per convincere un ignorante e io di strada ne ho ancora da fare prima di incarnare il Demonio, checché se ne dica.
Certa gente sa proprio come convincerti… a restare della tua idea.
E sì che sarei pure una che ascolta volentieri delle valide argomentazioni.
Pagherei oro per essere un'atea convinta, anziché un'agnostica tormentata.
Bramo delle discussioni intelligenti sull'esistenza di Dio, preferibilmente con chi ci crede ed è aperto al dialogo. Dovrebbe essere pure più facile per loro, dato che non ho mai avuto intenzione di convertire nessuno alla miscredenza, visto che è un fardello.
Invece gli unici che tentano di riconvertirmi sono dei bigotti sgrammaticati. I preti nemmeno ci provano.
Mi sento un po' come il paziente terminale cui i medici dicono onestamente che non si può fare nulla, poi arriva il Guru che invece sostiene che può fare il miracolo, ma solo se il moribondo ci crede davvero. Insomma, se crepa, è pure colpa sua.
E tutta questa riflessione nasce da un brano del mio blog.
Ironia della sorte, vuole che il pezzo del blog oggetto di tale sacrosanta indignazione fosse “Con qualsiasi nome… purché non rompiate le palle” ove, con il mio consueto gergo da scaricatore di porto, sostengo la mia teoria che dietro la preoccupazione per un linguaggio politicamente corretto spesso si celi la mancanza di concretezza dell’azione.
Che dire: amo avere sempre ragione.
Ma perché ve ne ho parlato? Beh… perché conosco troppe persone che non dicono quello che pensano, per paura di essere giudicati.
Signori miei, se questi sono i giudizi che dovremmo temere, che vengano... e che ricevano ciò che gli compete: un bel vaffanculo pubblico.
L'unico giudizio che dobbiamo davvero temere è solo il nostro, perché noi lo sappiamo davvero cosa siamo e cosa alberga nel nostro cuore.
E' molto più semplice fregare gli altri che noi stessi
e del proprio giudizio, non ci si può liberare.
grazie.
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