Come alcuni di voi sapranno... ho scritto un libro. Non so ancora dirvi se uscirà a giugno o a settembre, ma sappiate che tutti i soldi della vendita serviranno ad acquistare un veicolo per trasporto disabili: insomma, devo cambiare la macchina.
Nelle prossime settimane metterò online i capitoli che abbiamo deciso di scartare... sperando che non siano una cattiva pubblicità.
Ecco il primo... a me piaceva pure: editori senza cuore!
--------------
Nonostante
abbia ormai avuto a disposizione più di trent’anni per elaborare il lutto, non mi sono ancora del tutto rassegnata alla non esistenza di Dio.
La mia mente razionale sa che è altamente improbabile che un Essere Onnipotente abbia deciso di passare il tempo creando l'universo e il genere umano, tuttavia sapere che non si può dare la colpa proprio a nessuno è frustrante.
Per il 95,5% del tempo, credo che Dio sia una panzana.
A volte invece sono quasi sicura che esista, e che sia uno stronzo.
Ecco, l’ho scritto.
Per un
attimo ho temuto che la Collera Divina piombasse su di me, anche se, conciata come sono, una piaga qualunque potrebbe pure migliorare la situazione.
Mi alzo da sotto la scrivania ove sono rannicchiata… ancora nulla.
Non è che ci creda davvero, ma non apro nemmeno l'ombrello in casa, anche se so che non porta davvero male.
Nessun fulmine, niente scosse di terremoto, le coronarie per ora tengono.
Non
odo nemmeno voci tonanti che mi richiamano all’ordine… Ciò significa, innanzi
tutto, che non soffro di allucinazioni uditive e, in secondo luogo, che o Dio
non è davvero stronzo...
...oppure non esiste
...o semplicemente se ne strafrega
della mia opinione personale su di Lui.
Probabilmente anche Lui mi considera
una stronza e non sarebbe mica l'unico.
Se Dio dovesse fulminare tutti quelli che gli stanno sui Divini
Zebedei, ci sarebbe sempre il temporale.
Però esiste anche una quarta opzione…
Ultimamente sto covando la convinzione che Dio forse esiste e non è neppure
stronzo, solo che ha un senso dell’umorismo troppo raffinato e noi comuni
mortali ci impieghiamo decenni per capire una Sua battuta di spirito. Del resto
si dice mica “Andate in pace, nel nome di Dio e con il Suo Spirito”?
Per
esempio, mi ci sono voluti anni per comprendere quanto fosse divertente vagare
ore e ore per negozi, in cerca di scarpe da poter infilare sui miei graziosi
piedi “equini” e trovarne finalmente un paio non ortopediche che calzano a pennello: stivali
color grigio topo anemico, con due graziosissimi pompon penzolanti, in presunto
vero pelo di coniglio fucsia.
E pensare che una volta mi incazzavo…
Ora invece
ho la scarpiera più esilarante del Paese, perché il bello di non camminare, è
che non consumi mai la suola delle scarpe.
Non fossi stata disabile, la mia
scarpiera non sarebbe una sorta di privato museo degli orrori del comparto calzaturiero
italiano, dal 1975 a oggi.
Conservo ancora un paio quasi nuovo di “Scurbat" (che in dialetto significa "uccellaccio"): la prima versione tarocca delle Converse All
Star. Il bello è che, ai miei tempi, le All Star erano scarpe da sfigati,
quindi io possedevo la versione tarocca di un paio di scarpe da sfigati. Ero una sfigata al cubo.
Tra l'altro, per anni Madre mi ha rimbrottato e cazziato per le mie fisse sulle scarpe. Ora è lei a dover usare le ortopediche e pensa bene di cadere in paranoia davanti a me.
Sempre sia lodato il karma che gira.
Sì, la storia delle scarpe è divertente. Ora l'ho capito.
È
anche piuttosto comico pensare a come le cose apparentemente insignificanti
della vita ne determino i principali mutamenti.
L’unico programma che riuscivo
a vedere da piccola era Star Trek. Madre lo considerava un “premio”, cui
avevo diritto solo se facevo i compiti e andavo a fisioterapia senza rognare
incredibilmente. All’epoca lei non poteva certo immaginare che quel programma
avrebbe condizionato la mia vita sentimentale e determinato la maggioranza
delle mie amicizie, altrimenti avrebbe tranciato di netto il tubo catodico.
Se
non fossi stata disabile, avrei evitato ore interminabili di fisioterapia e
avrei visto i cartoni animati del pomeriggio anziché il telefilm fantascientifico
all’ora di cena. Già a dieci anni mi ero presa una cotta da paura per il
Capitano James T. Kirk. Verso i venticinque anni, tuttavia, pensavo
di aver ormai superato certi amori imbarazzanti, ma Star Trek continuava ad
affascinarmi al punto che mi recai ad una Convention, al fine di recuperare
materiale di studio, con la scusa della tesi di laurea. Quando iniziai a
frequentare gente “strana” e a indossare aderenti abitini rossi, capii che era
meglio cambiare tesi, perché ormai ero troppo “contaminata” per essere
obiettiva.
Un paio di mesi di lavoro buttati, in cambio di amici con orecchie a
punta ed un marito federale, non nel senso di “FBI”, ma in quello ben più
preoccupante di “Federazione Unita dei Pianeti”.
Quando dico di essere
sposata, talune persone indiscrete mi chiedono se lui “è normale”. Io non posso che rispondere piccata: “Mio marito non è in carrozzina”. Definire
“normale” uno che nel tempo libero si
veste con abiti assemblati dal ferramenta e che prende a mazzate gli amichetti
con un’enorme mezza-luna da cucina, sarebbe mentire spudoratamente.
E
così Star Trek, il “premio” post fisioterapia, un’apparentemente innocua serie
televisiva, ha condizionato quasi tutto. Ora conduco una doppia vita: di giorno
sono una psicologa rispettata, che veste abiti eleganti e dà consigli
professionali. Ma in alcuni periodi dell’anno mi trasformo in un’aliena
mezzosangue che indossa abiti BricoCenter e fraternizza
con i suoi potenziali pazienti.
Non fossi stata disabile, sarei una psicologa e
basta, con una scarpiera normale e un armadio normale.
Che fosse tutto nelle
trame complicate di Dio? Se così è, l’Altissimo ha gusti decisamente kitsch.
Se
sul letto di morte mi vedranno ridere come una scalmanata, vorrà dire che i
miei presentimenti erano corretti: Dio esiste, ed è un comico formidabile. Solo
che io avrò finalmente colto tutto il lato esilarante della disabilità appena
prima di crepare.
E, sempre se ho ragione, questo significa anche che Dio
non mi manderà all’inferno per le scemenze potenzialmente eretiche che sto
scrivendo, ma magari gli scapperà un risolino e ricambierà con una battuta
comicissima, che comprenderò solo dopo tantissimi anni di inutili sofferenze.
Se invece mi sbaglio… beh, il paradiso è un posto pieno di gente serissima e io
mi ci troverei comunque da schifo.
Sì, in effetti pure io ho qualche perplessità a rispondere quando mi chiedono se sono "normale", oltre a venirmi spontaneo domandarmi perchè mai me lo chiedono... ;-)
RispondiEliminaOttimo pezzo, as always.