Più passa il tempo, più aumenta
la mia convinzione che, i servizi nati per aiutare i disabili, abbiano la
precisa missione occulta contraria.
Per esempio, ieri ho dovuto prendere tre
biglietti del treno: uno “normale” e uno per disabile più accompagnatore. Ordinare
un biglietto per disabili però non è come ordinare un caffè corretto invece di
uno classico al bar sotto casa: per avere il tuo ticket corretto, devi uscire
dalla stazione ed entrare in manicomio.
Per il biglietto normale, mi sono loggata
al sito Trenitalia e in 3,45 minuti ho prenotato, pagato e stampato il
biglietto, avendo pure il tempo di annullare una prenotazione errata e rifarla
corretta.
Poi ho provato a prenotare il mio.
Il sito mi invita a fare il primo
step… come se uno step fosse cosa da poco per una che non cammina: telefonare
al call center (a pagamento) della Sala Blu e attendere fiduciosa che qualcuno risponda. Dopo essere stata invitata per quattro volte del disco della
segreteria a richiamare più tardi, perché tutti gli operatori erano impegnati,
mi sono seriamente interrogata su quanti cacchio di disabili viaggino in treno.
Ma soprattutto, dove si nascondono, visto che io raramente ne vedo in stazione
Cadorna o Centrale?
Dopo trentacinque minuti di
tentativi, finalmente capisco perché il centro assistenza disabili si chiami “Sala
blu”: manco hanno ancora risposto e io sono già blu di rabbia.
Finalmente rispondono e posso chiedere loro di prenotare il treno delle 18.02
da Venezia Mestre verso Milano Centrale e poi il Malpensa Express da Milano
Centrale a Malpensa aeroporto. L’addetta subito mi blocca: non è disponibile il
servizio assistenza disabili sull’Aeroporto di Malpensa. Pur non avendo bisogno
di assistenza per scendere, dato che viaggio con mio marito e che il Malpensa
Express ha la pedana a livello banchina in quella stazione, il mio masochismo
mi porta a sottolineare che è disdicevole non avere un sevizio assistenza per
disabili nel principale aeroporto del Nord Italia, destinato ad accogliere
i visitatori dell’Expo. Ovviamente l’Assistente Blu - che da ora in poi chiameremo "Puffetta" - non ne ha colpa, quindi la
invito a prenotare l’assistenza da Milano Centrale, ove la costruzione della banchina
risale al ’15-‘18 e serve quindi l’elevatore, che poi a Malpensa ci penso da
sola. Ed ecco che inizia il dialogo surreale:
"Ma le ho detto che a Malpensa non ho l'assistenza da darle!"
"A Malpensa non serve, perché il treno ha la pedana automatica e
la banchina è a livello."
"Ma se a Centrale sale con l'elevatore, come scende a Malpensa
senza?"
"Malpensa è a livello: non serve l'elevatore."
"Non capisco... allora perché le serve a Centrale?"
Ma come fai a non sapere che il
Malpensa Express è uno dei pochi treni accessibili d’Italia, con carrozza
disabili e pedana automatica ad ogni porta e che la stazione di Malpensa non necessita
di elevatore perché è a livello treno? Che poi uno ce n'è di treno accessibile, mica cento! Puffetta, è il tuo lavoro sapere certe cose: non è un’inezia. Se io non avessi saputo di
mio che in realtà quel treno e quelle stazioni sono accessibili, mi avresti
fatto rinunciare al viaggio. Confessa: a quanti disabili hai detto che non c’era
l’assistenza, senza specificare che probabilmente non gli sarebbe servita, dato
che a scendere dal treno ti aiuta il Capotreno e che se devi prendere un aereo,
puoi chiedere che la Sala Blu dell’aeroporto ti raccatti alla banchina del
treno?
Perché Trenitalia non assume me, a sto punto? Io ormai so tutto sui disservizi riservati ai disabili, anche come farli funzionare dopo diversi smadonnamenti.
Anche se non posso credere in un
Essere Superiore che crea persone brillanti come quelle che lavorano in alcuni
servizi per disabili, inizio comunque a pregare mentalmente Dio di darmi la
pazienza, perché se mi dà la forza so già che finirebbe con un massacro.
Dopo
quasi dieci minuti (a mie spese telefoniche) di discussione su Malpensa, ecco
che ci accingiamo a prenotare il treno da Venezia. Chiedo a Puffetta di prenotarmi il 18.02 e mi
risponde che non c’è un treno dalla stazione di Venezia alle 18.02. Avendo la
schermata aperta di Trenitalia che asserisce il contrario, le do il numero di
treno e le spiego dove guardare.
“Più su… colonna sinistra… no prima… dopo… fuochino… bingo!”
Trovato il treno, mi dice che
però deve confrontarsi con i colleghi: di lasciarle la mia mail e mi farà
sapere.
Scommetto che Putin ha meno difficoltà a spostare il suo esercito in Crimea, che la Sala Blu a prenotare un posto per disabili via telefono.
Nella mezz’ora successiva, non posso fare a meno di chiedermi come sia
possibile che una struttura che per lavoro si occupa esclusivamente di
assistere i viaggiatori disabili, abbia così tante difficoltà ad assolvere la
sua unica funzione. Ma poi arriva la mail e mi pento di essere una persona così
brutta, sempre pronta ad incazzarsi con qualcuno che, magari non è un genio, ma
si è comportato comunque in modo gentile e paziente per tutto il tempo. Fiko!
Nella mail c’è scritto che il treno è pre-prenotato e che devo solo confermare
il tutto pagando anche, comodamente, online, dal sito di Trenitalia: basta
inserire online il “PNR". Dopo una breve consultazione via Google, scopro
che il PNR è il numero di prenotazione... in effetti potevo pure arrivarci eh. Oltre alla mail, arrivano anche due sms
che confermano che la pre-prenotazione è andata a buon fine: me lo dicono tre volte forse perché nemmeno loro ci credono.
Vado
online… e non capisco dove cacchio inserire il PNR. Certa di essere io stavolta
la stupida, mi consulto con un collega: nemmeno lui lo capisce. A quel punto,
coinvolgo tutto l’ufficio: sei persone con un totale di otto lauree e nessuno
si raccapezza su come procedere. Poi qualcuno mi dice, pensando di essere un Einstein: “Basta che contatti il numero della
Sala Blu e chiedi!”
Ah… beata ingenuità normodotata!
Lo stomaco mi si attorciglia, gli
acidi gastrici risalgono l’esofago, compiendo un percorso contro natura, ma io
ringoio e chiamo la Sala Blu… che è sempre blu, mentre io inizio a virare sul
verde Hulk.
Altri 20 minuti d’attesa e
stavolta risponde Puffo Tontolone, al quale sottopongo il quesito relativo al pagamento
online. Quello mi risponde che non lo sa, perché non sono loro a occuparsene,
ma Trenitalia. Oddio, ma per chi lavora allora la Sala Blu?! Faccio notare che,
magari, per il futuro, visto che loro si occupano solo ed esclusivamente delle
prenotazioni e dell’assistenza disabili, potrebbero informarsi su come un
disabile può poi pagare il biglietto da loro riservato. Mi risponde che posso
pagare alla SISAL o mandare qualcuno in biglietteria direttamente. Che tradotto
significa: se sei bipede paga comodamente dalla tua poltrona di casa, ma se non
cammini, vieni qui a pagare di persona. Mi fa giustamente notare che posso ritirare i biglietti
pure il giorno stesso, peccato che io sarò risicata coi tempi e che vorrei non
dover passare pure dalla biglietteria. Però posso mandare qualcuno con una
delega, al posto mio.
Chissà perché pensano sempre
tutti che i disabili abbiano stuoli di bipedi asserviti smaniosi di farci
favori.Insistendo per voler pagare online, dato che la loro mail dice che posso, mi risponde:
“Però vede? La mail dice che se ha bisogno di chiarimenti, deve contattare il call center di Trenitalia, non il nostro!”
A quel punto demordo. Chiamo il call center Trenitalia e inizio a dare chiari segni di squilibrio conversando col disco registrato:
“Benvenuto su Trenitalia!”
“Benvenuto un cazzo.”
“Messaggio gratuito: per chiamate da rete fissa, il costo IVA inclusa,
è di 0 centesimi di euro alla risposta e di 10 centesimi di euro per ogni
minuto di conversazione.”
“Cioè, in pratica, mi stai dicendo gratis che poi dovrò pagare 10
centesimi per ogni minuto della prossima lunga conversazione inconcludente.”
“Benvenuti in Trenitalia.”
“Ammò? Non mi avevi già salutato? Vabbè: vaffanculo anche a te, gratis, IVA inclusa.”
“Selezionare: per informazioni sull’orario, 1.”
“So già l'ora, grazie.”
“Per informazioni sulla circolazione o su binario: arrivo, partenza, 2.”
“Lo so già che il mio binario è morto.”
“Per rimborsi o informazioni sulla conciliazione, 3.”"Vale anche per i danni morali?"
“Per ascoltare l’ultimo notiziario FS, 4.”
“Ultime notizie: fate schifo.”
“Per prenotare un servizio per clienti a mobilità ridotta, 5.”
“MACCHE’ MOBILITA’ RIDOTTA CHE MI GIRANO A MILLE!”
Ovviamente premo 5, dato che non esiste l’opzione: “Vuoi mandarci affanculo, 6.”
E indovinate un po’? L’opzione 5 ti gira sul call center della Sala Blu!!!!!!
Improvvisamente mi sento come nelle dodici fatiche di Asterix: "Ci si rincontra nuovamente. Avete bisogno del formulario rosa chiaro? E allora perché mi avete chiesto quello scuro? Mi spiace, ma dovete portare l'azzurro dall'autorizzatore, e dirgli che il formulario rosa chiaro è terminato. Secondo la legge, ricordatevela per dirgliela, L4815162342 è possibile richiedere la sostituzione dei formulari."
Arriva il momento, in ogni
giornata di un disabile, in cui devi gettare la spugna: ho chiesto a una
collega di passare a prendermi i biglietti in stazione. La collega dice di
farlo volentieri, ma io rimango sempre in debito di favori col mondo, solo perché
i servizi per disabili sono preposti unicamente a complicarci la vita.
Stasera scriverò un esposto a
Trenitalia, come sempre. Perché io continuerò a viaggiare nonostante i continui
sforzi di dissuasione delle ferrovie. E non voglio ogni volta dover chiedere a
qualcuno un favore: voglio risolverla una volta per tutte. Perché è assurdo non
poter prenotare direttamente online il posto disabili, inserendo il numero
della Carta Blu e inviando il certificato d’invalidità. Hanno paura che
qualcuno freghi la tessera della nonna? Dov’è il problema? Esistono i
controllori: se sei seduto sul posto per disabili e non sei disabile, o ti
becchi la multa o ti buttano giù dal treno in corsa, così la prossima volta
vedi che sei in regola su quel posto al prezzo ridotto tanto agognato.
Per quanto mi concerne,
preferirei pagare il biglietto intero, ma non rompermi i coglioni.
Sottolineo che tutto il personale
del call center della Sala Blu è stato sempre gentile, paziente e disponibile.
Io molto meno, perché sono una persona orribile che antepone la competenza e i
risultati alle buone maniere. Anzi, a dirla tutta, quando trovo uno che non sa
che pesci pigliare, ma così gentile da non permettere alla mia coscienza di
mandarlo affanculo, è pure peggio.
Mi fa sentire come una che prende a calci un cucciolo di Panda solo perché
lo hanno messo a svolgere il lavoro del leone. Detto ciò, se i Panda hanno gli
occhi neri, probabilmente è perché, prima o poi, finisce che prendi a calci l’unica
cosa che ti ritrovi davanti, visto che il leone è irreperibile.
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