Comunque, grazie
a quel libro, sono stata invitata in tutta Italia a parlare di disabilità. Confesso che
per un po’ non mi è affatto dispiaciuto girare a ufo, ma sento che quella fase
della mia vita è finita.
Da diverso
tempo sto declinando altri inviti e questa
sarà l’ultima volta che parteciperò ad un evento sulla disabilità… E
francamente spero di mantenere questa promessa a me stessa, mica come gli Elio
e le storie tese che si sono sciolti nel 2017 e ancora vanno in giro a far
concerti.
Ai ragazzi
di 1000 note per educare e al Comune di
Pontirolo proprio non potevo dire di no… non che non ci abbia provato ma,
come si dice: mi hanno fatto un’offerta che non potevo rifiutare.
Perché mollo?
Ho una sudata Laurea in Psicologia e sono in dirittura di arrivo sulla
seconda Laurea in Scienze Giuridiche. Per lavoro mi occupo di studenti universitari
che si sono bloccati nello studio e… beh, li sblocco. Molti di
loro sono studenti lavoratori iscritti a Giurisprudenza, che sostenevano fosse
impossibile finire gli studi e lavorare contemporaneamente. E questo spiega la mia
seconda laurea in corso: il miglior modo
per convincere le persone che qualcosa si può fare, è farla insieme a loro.
E così che sono
tornata tra i banchi, in mezzo agli studenti che devo aiutare. Spesso io aiuto loro e qualche volta
accade l’esatto contrario.
Pare che sia
esperta anche di comunicazione efficace,
orientamento alla carriera, assessment/development
center e strategie di ricerca attiva
del lavoro… o almeno così pensa l’Università, visto che mi fa organizzare dei corsi… ma magari chiedono a me perché vengo via a poco.
Da qualche
anno sono persino Segretario sindacale
e difendo i diritti dei lavoratori… quelli dell’Università di Milano. Anni di
dispute per l’accessibilità con Trenord e ATM hanno affilato la lingua e, come
direbbe lo zio di Spiderman: “Da un
grande potere derivano grandi responsabilità”.
Dico questo essenzialmente per tirarmela… ma anche perché
vorrei fosse chiaro che nella vita ho
studiato, studio e lavoro tanto per migliorare me stessa e la vita delle
persone che incontro sulla mia strada. Tuttavia, la cosa per cui pare sia
più famosa e per cui vengo chiamata è l’unica che non mi sono guadagnata: la
disabilità.
Io non sono
un’esperta di disabilità! Nonostante le apparenze, io non ne so praticamente un tubo: non ho alcuna formazione su leggi, programmi, progetti, iniziative… L'Università della Strada è una tavanata pazzesca e pure se nasci col pollice opponibile, questo non basta a fare di te una majorette.
Io non so come si supporta o sopporta
un disabile... non sopporto neppure me stessa!
Chiedetemi
come si supera l’esame di Diritto privato e vedrete che sono più preparata. Ma di
handicap io ne so poco o nulla. Prendetevela con mia madre se non rispetto le vostre aspettative: lei mi ha insegnato ad essere normale, mica
disabile.
Già… mia
madre era ed è fermamente convinta che, a parte camminare, io possa e debba
fare tutto ciò che fanno gli altri. Studiare, lavorare, viaggiare…
Ha iniziato
lei a lottare contro le barriere architettoniche e mentali che si mettevano sul
mio percorso e poi, quando sono stata abbastanza grande e ha capito che la lingua era l’unico muscolo del corpo a funzionare
adeguatamente, ha preteso che facessi da sola. A dirla tutta, ora a volte difende un po’ quelli di Trenord o ATM quando li
attacco sui giornali per l’inaccessibilità, ma lo fa solo per garantire un po’
di par condicio.
Ma che c'entra??!!
Beh, io
credo che c’entri essenzialmente per una cosa: quando mi hanno parlato per la prima volta del progetto del Comune di Pontirolo Nuovo, è stato
subito messo in chiaro che non avrebbe mai dovuto diventare la solita raccolta
di fondi o iniziativa con cui i normodotati fanno qualcosa per i disabili.
Non devono
più esistere queste due categorie separate di esseri umani. Non devono più
esistere progetti d’integrazione. Voler
integrare qualcuno, significa che quel qualcuno sta ancora fuori e si cerca di
tirarlo dentro.
A parte la
fisioterapia, mia madre non ha mai voluto che frequentassi centri apposta per
disabili, scuole apposta per disabili, trasporti apposta per disabili, amici
disabili per disabili.
Ogni giorno leggo sui giornali
continui tentativi di risolvere i problemi dei disabili creando mondi separati
per disabili.
La metropolitana
o i taxi non sono accessibili? Ci vogliono i pulmini apposta per disabili.
Gli hotel
non hanno stanze attrezzate? Costruiamo case vacanze per disabili.
E così via,
dalle spiagge alle crociere per disabili.
Io mica ci
voglio stare coi disabili e questo essenzialmente per due ragioni:
1) Per far dispetto a quelli che pensano
che dobbiamo stare tra noi.
2) Per il fatto che non esiste alcun
logico motivo per cui dovrei trovarmi bene con persone con cui condivido una
sfiga. La storia del mal comune mezzo
gaudio è roba da sadici bastardi: io a vedere che uno sta male come me, ci
soffro pure di più, perché so esattamente cosa sta passando! Se un'amica mi dice che farà l'esame per valutare l'ossigenazione notturna, quella notte non dormo manco io, perché ci sono passata e so quali paure porta. Infatti per lavoro
ho scelto di non occuparmi dei problemi dei disabili, ma di quelli dei
normodotati, non perché siano più semplici, ma perché i miei non li ho mica
risolti, quindi che gli vado a dire?
Continuerò a
rotolare tra i bipedi, piaccia oppure no.
Se chiedete a me, l’unica cosa che deve restare separata, sono i bagni per
disabili, almeno finché i normodotati non impareranno a mirare il buco.
E visto che stiamo parlando di un progetto per rendere accessibili i negozi dei privati e che questo qualche spesa la comporterà anche per i privati, permettetemi di raccontarvi la triste storia del negozio a cui per dieci anni ho chiesto di mettere una pedana… Oggi addita Amazon come causa di tutti i suoi mali, ma se io sono finita su Amazon non era per i prezzi o per le consegne, ma perché lui non ha mai messo una pedana! Adoro farmi consigliare da commessi e personale preparato, ma ora che posso scegliere, non compro più in negozi dove non posso entrare!
Non si scherza più.
Siamo nati sulla stessa terra, allo
stesso modo e dalla stessa specie: non dovrebbe esserci alcun bisogno di
includerci, perché siamo già qua!
Non fate
qualcosa per i disabili: permetteteci semplicemente di vivere tra voi.
Non
costruite cose apposta per noi: dove arriviamo noi, arriva chiunque: l’anziano,
il bambino e perfino chi sta normalmente bene, ma si è rotto una gamba.
Non fateci dei favori, non costruite
mondi apposta, ma sistemate quello dove voi stessi già vivete.
E se un
giorno vostro figlio non saprà dove sbattere la testa a causa dell’esame di
Diritto privato, magari scoprirete che la psicologa della porta accanto è
maledettamente brava a risolvere certi problemi.
O se il Capo
vi mobbizza, potreste scoprire che la sindacalista a rotelle, si è allenata
abbastanza per difendere i propri diritti da poter garantire anche i vostri.
Sui
questionari di gradimento dei miei workshop lavorativi ci sono solo complimenti entusiasti, commenti stupiti su
quanto imparato e talvolta inopportuni inviti a bere una birra dopo il corso.
In questo sì che mi sento brava e preparata, non nel non camminare. Non ci si
abitua mai ad essere handicappati, al più si cerca di dimenticarlo facendo
altro nella vita… quindi smettete di lodarmi per ciò che mi manca e apprezzatemi per le mie competenze.
Pertanto, la
prossima volta che mi chiamate, mi piacerebbe fosse per parlare chessò, di
Psicologia… con tutto quello che mammà ha speso per farmi studiare!
Grazie e addio :P