Okay, non sarò il genere di
persona che si turba per ogni dimissione di Papa, ma la notizia di Oscar Pitorius
di stamane... mi ha destabilizzata.
Nella mia vita ho avuto pochi
idoli e forse me li sono sempre scelta male. Il primo fu il Capitano James
Tiberius Kirk. Ebbene sì: ho avuto un’adolescenza da trekkie e ancora ne pago
le conseguenze. Confesso che la cotta mi è passata solo incontrando William
Shatner di persona, ad una Convention di Star Trek: anni di fantasie sessuali
infranti dall’immagine di un vegliardo ciccione e pomposo, che spara battute di
basso livello.
Oggi forse è meglio se evito il
verbo “sparare” va’.
Ma in fondo ho sempre saputo che l’uomo
non era il personaggio e col Capitano me ne sono fatta una ragione, pur di non
rinunciare alle mie fantasie autoerotiche. Ora che ci penso, pure a Shatner è
morta la moglie in circostanze sospette. Cavolo! Potrei avere un’inconscia
passione per gli uomini con tendenze uxoricide. Dite che dovrei prendere in seria considerazione il
divorzio?
Non so se avete notato che sto
prendendo tempo con le cazzate, perché non so bene come affrontare la cosa.
Innanzi tutto con me stessa.
Insomma, ho sempre saputo che
anche Oscar Pistorius era un uomo, con dei difetti, come tutti. Invero, ho
sempre avuto il terrore che prima o poi avrebbe fatto la cazzata, col rischio
di offuscare il messaggio che lui rappresenta. Devo però ammettere che ero più
preoccupata dall’idea che potessero beccarlo a doparsi.
Ma a quanto pare, quando un
disabile sbaglia, deve fare pure quello meglio degli altri.
E ora i tweet e l’ironia ci
stanno tutti. Mi sono fatta delle grasse risate con le battute sul Papa e non
posso mica offendermi per quelle su Pistorius. Anzi, facciamo così, le
battutacce le faccio pure io, mi sanguina un po’ il cuore, ma ce la faccio.
Ne ho proprio appena letta una fortissima, sul fatto che ora Pistorius sarà ammesso pure alle SparaOlimpiadi. In effetti ha dovuto fare molta meno
fatica ad entrare in queste che alle Olimpiadi normali: è bastato premere un
grilletto.
E’ più semplice per un disabile
ottenere il porto d’armi che entrare nel magico mondo del normodotato.
Fossi in
voi, lo terrei bene a mente.
Meno male che ha deciso di
costituirsi, altrimenti a quelli della polizia gli toccava ingaggiare Bolt per l’inseguimento.
Ok, sto ancora prendendo tempo.
Però mi sento già meglio.
L’ironia sarà la nostra salvezza.
Ma sono ancora un po’ sconvolta. E pensare che
non lavoro nemmeno alla Nike. Già me li vedo i fotomontaggi di Pistorius con la
pistola in mano e la scritta “Just do
it.” Che poi in fondo da uno che si chiama Pistorius potevamo forse un po’
aspettarcelo che avesse una pistola. No dico, una pistola! M'immagino
l’alibi:
“Pensavo fosse lo starter caricato a salve, e invece…”
Ok. Ora basta. Le battute le ho fatte, così
siamo pari con quelle sul Papa.
La verità è che lui è il mio
idolo. L’unica persona che sia riuscita a farmi piangere di gioia, a farmi
sperare, a farmi credere che finalmente qualcuno potesse mettere sotto gli
occhi del mondo intero un’immagine diversa della disabilità. L’immagine di
uomini e donne forti, che non temono la polemica, che lavorano su se stessi e
sulla realtà che li circonda e che
alla fine la cambiano!
Persone che si possono guardare
con ammirazione, non per il coraggio necessario a “vivere così”. Perché non è
il coraggio a farti “vivere così”, è la natura! “Così” ci siamo nati o ci siamo
diventati e non serve coraggio per questo! Non serve coraggio laddove non c’è
possibilità di scelta! E il suicidio non è una scelta, perché “così” spesso non
è nemmeno tanto male.
Il vero coraggio di Pistorius è
stato quello di sfidare il sistema che lo voleva in un punto specifico della
piramide sociale.
Il vero coraggio di Pistorius è
stato quello di fare tutto quello che desiderava fare, anche quando gli
dicevano che non avrebbe potuto o dovuto farlo.
Il vero coraggio è quello di non
tirarsi indietro, nemmeno quando le polemiche partono, a volte, proprio da
quelli che la società ritiene siano “come te”. Perché la società vede solo
quello che c’è fuori e alcuni disabili, in questo, sono terribilmente simili ai
normopensanti.
Pistorius: l’uomo che è riuscito
a farsi accettare dagli atleti normali più di quanto sia riuscito a farsi
comprendere da quelli amputati. L’uomo che ha dimostrato che ciò che rende
simili le persone sono i sogni e la determinazione, molto più che un paio di
gambe.
L’uomo che ha fatto parlare di sé,
attirando l’attenzione del mondo su un tipo diverso di disabile: che non si
piange addosso, che non sta dove lo mettono e che è pure bello, e non mi riferisco
al dentro.
A lui avevo dedicato il post del
4 agosto 2012: “Anche i disabili piangono”.
Mi vantavo del fatto che piangere
pubblicamente, per una come me, fosse un evento epocale e invece oggi è
accaduto di nuovo (cazzo sul treno!), sempre a causa di Pistorius.
Solo che all’ora piangevo perché sentivo
un sogno crescere dentro di me: la speranza che un uomo potesse abbattere col
suo esempio un po’ di barriere mentali.
Ho pianto, per la gioia del sentir
parlare di disabilità in modo diverso da prima: senza lo squallore del filtro
patinato e gli strazianti sottofondi musicali da “La vita in diretta”.
Ho pianto per un disabile di cui non si è parlato in quanto vittima, ma come ispirazione.
Ho pianto per un disabile di cui non si è parlato in quanto vittima, ma come ispirazione.
Ho pianto perché su quella pista
olimpica, quel giorno c’ero anche io.
E quel giorno abbiamo vinto: la
prima grande battaglia mediatica.
E piango anche oggi: un po' di rabbia, un po' di tristezza.
Piango perché ho paura che questa
tragedia possa offuscare il messaggio di Oscar Pistorius. Perché quando sbaglia
l’uomo, alla fine succede che la gente si dimentica del messaggio.
Ma anche questo sbaglio
rientra pienamente in quel messaggio.
Perché Oscar Pistorius non è un
Eroe, ma un uomo, proprio come quelli con tutte le parti del corpo al posto
giusto.
Abbiamo sbagliato noi a trasformarlo
in un idolo, perché fare di Pistorius un Eroe non significa altro che inserirlo
del novero delle eccezioni che confermano la regola generale: ovvero che i
disabili sono sfigati.
Certo, ci ha fatto comodo avere
un Paladino senza macchia che ci rappresentasse per un po’.
Sono disabile, mica scema:
conosco l’importanza del marketing.
Ma alla fine lui è un uomo e come
tutti gli uomini sbaglia, anzi, quando lo fa, lo fa alla grande.
E ora ne parleranno ancora tutti: l’uomo
senza gambe con una pistola.
E sia.
Forse è bene che i normodotati
sappiano anche questo: che quando una persona disabile è spaventata o, perché no,
incazzata, magari finisce che ti spara.
Ricordatevelo la prossima volta
che sostate sul parcheggio per disabili.
Detto ciò, è pur vero che nessuno
può sostituirlo. Di disabili tosti è pieno il mondo, ma difficilmente c’è la
telecamera giusta dove serve. Fa molto più audience il disabilino sfigato, che
dà la possibilità al normodotato di turno di dimostrare la propria carità
cristiana. Mi stupisce anzi che Monti non si sia preso un cucciolo di spastico anziché
un cane, ma forse è solo perché se sbava il primo fa senso, mentre se lo fa il
secondo è carino: anche questa è discriminazione.
Ci serve un altro sex symbol.
Se solo Obama scivolasse giocando a basket, potrebbe andare.
Presidente inciampi: lo faccia
per noi.
Perché il marketing oggi è tutto
e ciò che davvero non perdonerò mai a Pistorisu è di aver deluso la Nike. Ma
forse lo ha fatto apposta:
Impossible is nothing: nemmeno
sparare diverse volte "per sbaglio" alla tua fidanzata il giorno di San Valentino.
Sapete che vi dico? Per ora me lo tengo questo Pistorius come Eroe. Certo, potrebbe diventare un Eroe negativo. Tutto, purchè non inizino a dargli del povero disabile che per errore ha ucciso l'amore della sua vita. A quel punto magari gli sparo io: un cavallo zoppo non lo abbatterei, ma un disabile poverino sì.
E ora vado a rileggermi “Anche i
disabili piangono”, perché oggi ho bisogno di ricordare i bei momenti, per non
dimenticare perché mi sono innamorata di questo pistola.
A voi potrebbe bastare questo
invece:
Engy. Ma davvero era il tuo idolo? scusami ma lui cosi come Zanardi non possono essere il mio idolo o il mio esempio. Uomini che hanno sempre vissuto fuori dalla normalità della vita anche quando erano normali. A loro le protesi sono arrivate a schiocco di dita cosi come terapie riabilitative. Facile farsi paladini del handicappato supereroe. Sono solo dei lava coscienza per i normodotati e quando vedono uno come te o me lottare quotidianamente per salire su una lurida carrozza di trenord cosa credo che pensano? Per i normodotati chi è l'handicappato eroe?
RispondiEliminaPost che condivido in pieno. No, Pistorius è cresciuto senza gambe ed è arrivato a livelli olimpionici con l'impegno come tutti gli sportivi, mettenoci molta perseveranza laddove non poteva arrivare, cioè competere con atleti "gambedotati". Stupisce quello che è successo come un qualsiasi omicidio di una persona famosa, non perché fosse in qualche modo speciale. Non abbiamo bisogno di eroi, solo mostrarci per quello che sappiamo fare senza spttolineature... chissà perché non vediamo mai nei mass media scrittori o artisti con disabilità di successo, senza retoriche del "coraggioso" o del "bravo nonostante tutto".
RispondiEliminaUn saluto. Stfano.
... porca miseria, ieri ho scritto anch'io un post su questo argomento ma quello che volevo dire, tu lo hai scritto in modo chiarissimo, a me invece é uscita una cosa mezza incomprensibile!!
RispondiEliminacomunque ammiro molto anche Aimee Mullins. l'ho sempre seguita su fb e davvero penso che il messaggio che porta avanti sia meravigliosamente dirompente.
ti lascio il link del mio blog, se ti va passa a trovarmi (parlo di un sacco di scemenza, ma ogni tanto qualche argomento serio ci scappa!)
http://have-you-ever-hated-yourself.blogspot.it/
bacione
Amber