martedì 28 maggio 2013

AAA Dio cercasi

Il mio più grande handicap credo sia quello di essere nata con un profondo senso dell’ingiustizia.

Eh sì, ho proprio scritto “dell’ingiustizia”, perché non ho la presunzione di sapere sempre cosa sia giusto, ma riconosco una carognata appena la vedo.
E quando le carognate poi mi tocca subirle, ecco che mi trasformo, nel migliore dei casi in una creatura verdastra e sbraitante che nulla ha da invidiare all’Incredibile Hulk, in altri casi in una larva umana.
Perché tutti ti appoggiano moralmente, tutti ti spronano a ingaggiare battaglia, ma tu conosci dolorosamente bene la differenza tra possibile e impossibile.
Se c’è una cosa che trentasette anni di sedia a rotelle t’insegnano, è a non credere nei miracoli.
Così in alcune lotte ci credi, t’impegni e tiri fuori il set di gomme artigliate della Otto Bock.
Su altre cose invece sai che il sistema è così stantio e mal funzionante, che provarci ci provi lo stesso, ma scendere in campo è una continua pugnalata al cuore inflitta da ottusità e ignoranza.
Tu sai che quel che accade è ingiusto e non riesci a far altro che gridarlo, senza per questo mutare la realtà di una virgola.
Sono questi i momenti in cui sento il bisogno d’incazzarmi con quel dio in cui non credo più da anni. Nel mio cuore odio con ogni fibra del mio essere qualcuno che non esiste, mentre la mia mente continua ad urlare: NON E’ GIUSTO! NON E’ GIUSTO! NON E’ GIUSTO!
E io non sono il genere di persona che si piange addosso. Non sono un’handicappata che non accetta la sua condizione e che sta con le braccia incrociate ad aspettare un buon samaritano che la spinga.

Io non voglio guarire: se mi piace tanto l’immagine che ho di me stessa, è anche merito della sedia a rotelle.
Io nella vita ho sempre spinto con tutte le mie forze, anche quando davanti ci stava solo un muro.
Eppure non sono onnipotente e la maggior parte delle cose ingiuste non posso cambiarle, anche se ci provo.
Ci sono cose che dovrebbe risolvere dio e, se solo esistesse, gli avrei fatto recapitare da un pezzo un mandato di comparizione. Reato contestato: omissione di soccorso.
Non sono il tipo che bestemmia, però in questo momento ho un odio e una rabbia tali dentro che da qualche parte devo pur direzionarli, possibilmente senza compiere un reato punibile dalla legge, tipo investire la Responsabile del (Dis)Servizio disabili che da anni, invece di eliminare delle barriere, ne sta inventando sempre di nuove, persino laddove non ce n’erano più.
Per fare davvero del male alle persone non serve essere cattivi, basta essere incapaci.
E dio in tutto questo dove sta?
Si limita a non esistere.
Oppure mi son sempre rivolta al dio sbagliato, facendo incazzare di bestia quello giusto?

Questo spiegherebbe molte cose, in effetti…
Allora sapete che faccio? Visto che il dio di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe mi ignora, provo a fare quello che so fare meglio: selezione del personale.
Suppongo non serva pubblicare l’offerta sulla Bacheca annunci di lavoro e stage dell’Ateneo: se avrò a che fare con esseri onniscienti, mi aspetto che leggano l’opportunità pure sul mio piccolo blog.
Ecco l’annuncio.

Offerta di Lavoro
Ragione Sociale: Angela Gambirasio detta Engy, da qui in poi definita come “il datore di lavoro” o "il datore".

Settore attività: casi umani.
Figura professionale ricercata: Dio.
Area Inserimento: la vita del datore di lavoro.
 Tipologia contratto e durata: iniziale contratto di collaborazione a progetto, con eventuale assunzione a tempo indeterminato (finchè morte non ci separi) e possibilità di continuazione post-mortem.
Livello retributivo: il pagamento di eventuali servigi, tramite preghiere, funzioni, offerte, sacrifici o baratto di organi immaginari mai verificati dalla scienza (es.: anima), saranno concordate in sede di colloquio.
Sede di lavoro: che te frega? Sei onnipresente!
Testo annuncio: cercarsi essere onnipotente disposto a manifestare la propria esistenza in modo intellegibile anche a chi non abbia “il dono della fede”, assuma droghe/sostanze o sia affetto da malattie in grado di alterare lo stato normale di coscienza e/o compromettere il senso di realtà. La sopra citata divinità (da qui in poi “il collaboratore”) avrà il ruolo di facilitatore del decorso positivo e nel senso della giustizia delle vicende umane, possibilmente senza inutili sofferenze e in tempi ragionevoli, ove per “ragionevole” s’intende un periodo commisurato al sistema temporale dell’uomo medio, fondato su anni, mesi, giorni, ore e minuti, non secoli o eoni. Qualora, in virtù della propria onniscienza, il collaboratore non ritenesse opportuno dar corso ad alcune o tutte le richieste, dovrà comunque fornire adeguata motivazione al datore e, possibilmente, arrecare sollievo/supporto morale.
Numero di posizioni aperte: q.b.
Requisiti richiesti: onnipotenza, onnipresenza e forte orientamento all’obiettivo della committenza. L’onniscienza costituisce requisito preferenziale, ma non obbligatorio, perché il datore di lavoro ne sa già abbastanza di suo.
L'offerta è rivolta a candidati di tutti i sessi, religioni e schieramenti sovrannaturali, purché in possesso dei sovra citati requisiti.
Non saranno valutate candidature di membri appartenenti a Trinità, Santi, Madonne e poveri Cristi, poiché in passato hanno già avuto la loro occasione e il datore di lavoro crede nelle pari opportunità.
Titoli di studio richiesti: umanistici

Conoscenze Linguistiche: non è richiesto il dono delle lingue, tuttavia, la conoscenza della lingua italiana corrente, orale e scritta, costituisce requisito non opzionale.
Conoscenze Informatiche: richiesta conoscenza di posta elettronica, internet, Facebook, Twitter, Skype e WhatsApp. Il datore di lavoro preferisce infatti non cadere in trance ogni qualvolta debba comunicare con il collaboratore.
Altri requisiti: propensione all’ascolto, ma soprattutto alla risposta.
Procedura di selezione: prima del colloquio finale col datore di lavoro, i candidati saranno sottoposti a due giornate di Assesment Center in cui dovranno dimostrare le effettive competenze in Miracle Management, Oh My God Help Me e Comunicazione.
Riferimenti per invio CV: I candidati interessati possono presentare la propria candidatura sotto forma di sogni, visioni o allucinazioni, sebbene nel 2013 sarebbe più ragionevole inviare il proprio curriculum via mail. Gradita lettera di referenze di eventuali clienti soddisfatti e nel pieno possesso delle facoltà mentali.
Dati per l’invio delle candidature: confidiamo che una creatura che si definisce onnisciente sappia trovarseli da sola.

lunedì 20 maggio 2013

Se avessi scritto io la Bibbia

Faccio tanto la miscredente, ma la verità è che sono passata troppo rapidamente dall'estremo del bigottismo a quello dell'ateismo. Alla fine, per non fare la figura della religiosa bipolare, da diversi anni mi dichiaro agnostica.
La verità è che ci sono giorni in cui credo di credere in qualcosa e giorni in cui sono sicurissma che siano tutte stronzate.
Non me la sento di decidere per sempre se Dio esiste oppure no.
Fosse per la mia vita, nonostante le difficoltà che è giusto tutti abbiamo - in proporzione ai talenti - direi che sì: Dio esiste ed è pure un tipo spiritoso.
Poi però sento di tutto da TV e giornali e mi chiedo che razza di Dio è quello che non manda un angelo ad acchiappare al volo due bambini che la madre sta lanciando dalla finestra. 
Ecco, io un Dio così mica lo voglio.
Non me ne frega un cazzo se ora non posso capire il Suo disegno: il fine non giustifica i mezzi.
L'idea di un Dio benevolo che sogghigna sotto la barba non mi dispiacerebbe, ma a giudicare da ciò che si sente in giro, ha più una spiccata predilezione per la tragedia.
La Bibbia un po' lo conferma: non è esattamente il genere di libro che ti porti sotto l'ombrellone d'estate. Ma potrebbe pure essere che i suoi ghost writer non siano riusciti a rendere nel Testo il lato divertente del diluvio universale o delle dieci piaghe d’Egitto.

Pensiamo al diluvio.
Dio provoca un'inondazione di gigantesche proporzioni che distrugge tutte le civiltà dell’epoca.
L’unica famiglia che si salva è quella di Noè: un ubriacone di seicento anni, che costruisce un’arca di proporzioni titaniche pur di non toccare un solo goccio d’acqua.
Tutti prendono per il culo Noè, a causa dell’Arca, e lui alla fine se la ride di brutto, all’asciutto del suo barcone.
Bisogna ammettere che deve essere stato divertente, almeno per Noè.
Certo, tragico, ma divertente, se riesci a ignorare tutti i cadaveri degli annegati in via di decomposizione che galleggiano intorno alla tua Arca.
E comunque tutti gli animali si sono salvati, perché Dio è ecologista, ma non necessariamente umanista… con le sole eccezioni dei due liocorni e della famiglia di Noè.
Le piaghe d’Egitto sono un’altra storia.
Le prime piaghe, ad esempio, per me sono un vero spasso.
La tramutazione dell’acqua in sangue è un trucco di sicuro effetto, tant’è che pure Gesù l’ha riproposto nel Nuovo Testamento, usando però il vino, che fa più allegria del sangue (tranne che per i vampiri suppongo).
Le rane che cascano dal cielo sono una bella trovata… chi non si metterebbe a ridere vedendo piovere sulla testa del collega d’ufficio una rana gracidante? Certo, la cosa è meno spassosa se ci si vede necessariamente una piaga d’Egitto.
E' il termine “piaga” che rende tutto così drammatico e disgustoso.
Nelle posizioni centrali della top ten delle piaghe, troviamo l’invasione di mosconi e zanzare che già sono un po’ meno comiche, a meno che Mosè non se la ridesse circondato da zampironi e ricoperto di Autan.
Con le malattie del bestiame e le ulcere diciamo che si va decisamente sullo splatter e la grandine non piace a nessuno, specie se non hai fatto la polizza cristalli al cammello, magari convalescente dalle precedenti piaghe.
Le cavallette sono carine solo se le vedi singolarmente, ma quando te ne capitano tre sotto gli occhi nella stessa giornata, la prima cosa che fai è blindare nella credenza tutte le tue scorte di brioches e biscotti ai cinque cereali.
La piaga delle Tenebre è veramente tanto imprecisata quanto inquietante e lì, secondo me, Dio ha voluto fare lo sborone.
L’ultima piaga è la morte dei primogeniti e proprio non ci vedo un lato comico nemmeno sforzandomi… ma forse è solo perché appartengo alla categoria. Mio fratello e mia sorella la considerano la più fika di tutte le piaghe.

Comunque, se la Bibbia l’avessi scritta io, sarebbe stata più divertente.
Mi offro per i prossimi capitoli del Manoscritto, anche apocrifo.


lunedì 13 maggio 2013

Aforismi diversamente abili

Ogni formatore che si rispetti ha un bagaglio di aforismi e frasi motivazionali da sfoggiare durante i propri workshop. Io non sono da meno: spesso mi rifaccio a Sigmund (generalmente per sfotterlo), a Steve Jobs a Woody Allen, talvolta li frego addirittura dalla Bibbia: pare che più la fonte sia "autorevole" o conosciuta, più si faccia presa sul pubblico.
 
Ma, se devo essere onesta, gli aforimi che preferisco sono i miei.

In effetti a volte mi considero un Guru, e come ogni Guru che si rispetti, talvolta parlo per enigmi... più spesso per cazzate.

Le mie frasi fatte preferite sono le seguenti:

Tutti abbiamo dei limiti, ma non tutti siamo limitati.

Non chiederti solo cosa tu possa fare per il disabile, ma anche cosa il disabile possa fare per te.

Mi sono sempre domandata come facciano i normodotati a camminare… credo che una parte importante del loro sistema nervoso sia concentrata unicamente su questa difficilissima attività… e ciò spiegherebbe molte cose.

Non guardarmi dall’alto al basso: inginocchiati!

Fai come me: quando qualcuno mi insulta, gli passo sopra: a tutta velocità, con la carrozzina a motore.

Siamo tutti sensibili: alcuni dalla vita in su, altri dalla vita in giù.

Invece di star qui a rompermi le scatole, esci a fare due passi, tu che puoi!

Ci sono cose peggiori che essere disabili… essere te per esempio.

Sono così insopportabile che nemmeno le mie gambe mi reggono!

Le mie gambe funzionano male e mi tocca sostituirle con una carrozzina a motore. Peccato non esistano ausili per la tua carenza di buon senso. 

Non cerco nuovi amici, ma le candidature per muscolosi sollevatori di carrozzine sono sempre aperte.

Siamo tutti diversamente abili. Tu, ad esempio, sei diversamente abile nel rompere i maroni.

Il fatto che soffri come un mandrillo non ti autorizza a stracciare le gonadi ad un disabile, solo perché non si può spostare da un’altra parte.

Sei una persona in gamba... non che ciò sia necessariamente un complimento, per come la vedo io.

Visto Ascensore per l'Inferno e Scala al Paradiso. Da disabile, opto per la divinità che ha abbattuto le barriere architettoniche.

Mai farsi legare al letto per scopare con una paraplegica.

Se ce la posso fare io, tu… beh, mica possiamo farcela tutti.

Disabile è chi il disabile fa.

Se sei così stanco che non ti reggi in piedi, ricordati che quasi tutto si può fare anche stando seduti.

Non sono affatto una persona coraggiosa: non oso nemmeno alzarmi da una sedia per paura di cadere!

Un piccolo passo per l’uomo, un miracolo per la disabilità.

C’è chi nella vita si fa strada a pugni e chi a parole: a volte è difficile capire la differenza.
 
In materia di accessibilità, una denuncia vale più di mille suppliche.

I veri amici si vedono nel momento del bisogno… letteralmente intendo.

Il disabile che trova un amico, non se la fa addosso.

Quando vedi un  SUV sul posteggio per disabili, puoi scommetterci che lo guida un tiro-leso.

Camminare è un mezzo, non un fine.

Una delle mie battute preferite invece è: “Sono così ubriaca che quasi mi reggo in piedi!”

Mentre ai miei studenti, quando vogliono fare una domanda in un’aula gremita, dico sempre: “Alzati in piedi, almeno tu che puoi farlo!”

La mia preferita però mi è uscita di getto un bel giorno, durante il viaggio in treno verso Milano. Il treno era gremito, perché a causa di un guasto sulla linea, avevamo raccolto i pendolari di diversi altri treni. Una signora si fece strada a spintoni fino al posto disabili e, costatando che io occupavo ben due posti con la mia grossa carrozzina, commentò:

“Una volta i disabili li tenevano chiusi in casa!”

Senza scompormi ribattei: “Una volta, Signora, le streghe le bruciavano sul rogo. Come vede, ci abbiamo guadagnato entrambe dai tempi moderni”.

Fu la prima e l'unica volta che si levò una standing ovation dal vagone, ed era tutta per me: la Guru che non si regge in piedi.

lunedì 6 maggio 2013

Se Dio esiste, ha un perverso senso dell’umorismo

Come alcuni di voi sapranno... ho scritto un libro. Non so ancora dirvi se uscirà a giugno o a settembre, ma sappiate che tutti i soldi della vendita serviranno ad acquistare un veicolo per trasporto disabili: insomma, devo cambiare la macchina.
 
Nelle prossime settimane metterò online i capitoli che abbiamo deciso di scartare... sperando che non siano una cattiva pubblicità.
 
Ecco il primo... a me piaceva pure: editori senza cuore!
 
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Nonostante abbia ormai avuto a disposizione più di trent’anni per elaborare il lutto, non mi sono ancora del tutto rassegnata alla non esistenza di Dio.
 
La mia mente razionale sa che è altamente improbabile che un Essere Onnipotente abbia deciso di passare il tempo creando l'universo e il genere umano, tuttavia sapere che non si può dare la colpa proprio a nessuno è frustrante.
 
Per il 95,5% del tempo, credo che Dio sia una panzana.
A volte invece sono quasi sicura che esista, e che sia uno stronzo.
 
Ecco, l’ho scritto.
Per un attimo ho temuto che la Collera Divina piombasse su di me, anche se, conciata come sono, una piaga qualunque potrebbe pure migliorare la situazione.
 
Mi alzo da sotto la scrivania ove sono rannicchiata… ancora nulla.
Non è che ci creda davvero, ma non apro nemmeno l'ombrello in casa, anche se so che non porta davvero male.
 
Nessun fulmine, niente scosse di terremoto, le coronarie per ora tengono.
Non odo nemmeno voci tonanti che mi richiamano all’ordine… Ciò significa, innanzi tutto, che non soffro di allucinazioni uditive e, in secondo luogo, che o Dio non è davvero stronzo...
...oppure non esiste
...o semplicemente se ne strafrega della mia opinione personale su di Lui.
 
Probabilmente anche Lui mi considera una stronza e non sarebbe mica l'unico.
 
Se Dio dovesse fulminare tutti quelli che gli stanno sui Divini Zebedei, ci sarebbe sempre il temporale.
 
Però esiste anche una quarta opzione…
 
Ultimamente sto covando la convinzione che Dio forse esiste e non è neppure stronzo, solo che ha un senso dell’umorismo troppo raffinato e noi comuni mortali ci impieghiamo decenni per capire una Sua battuta di spirito. Del resto si dice mica “Andate in pace, nel nome di Dio e con il Suo Spirito”?
 
Per esempio, mi ci sono voluti anni per comprendere quanto fosse divertente vagare ore e ore per negozi, in cerca di scarpe da poter infilare sui miei graziosi piedi “equini” e trovarne finalmente un paio non ortopediche che calzano a pennello: stivali color grigio topo anemico, con due graziosissimi pompon penzolanti, in presunto vero pelo di coniglio fucsia.
E pensare che una volta mi incazzavo…
Ora invece ho la scarpiera più esilarante del Paese, perché il bello di non camminare, è che non consumi mai la suola delle scarpe.
 
Non fossi stata disabile, la mia scarpiera non sarebbe una sorta di privato museo degli orrori del comparto calzaturiero italiano, dal 1975 a oggi.
 
Conservo ancora un paio quasi nuovo di “Scurbat" (che in dialetto significa "uccellaccio"): la prima versione tarocca delle Converse All Star. Il bello è che, ai miei tempi, le All Star erano scarpe da sfigati, quindi io possedevo la versione tarocca di un paio di scarpe da sfigati. Ero una sfigata al cubo.
 
Tra l'altro, per anni Madre mi ha rimbrottato e cazziato per le mie fisse sulle scarpe. Ora è lei a dover usare le ortopediche e pensa bene di cadere in paranoia davanti a me.
 
Sempre sia lodato il karma che gira.
 
Sì, la storia delle scarpe è divertente. Ora l'ho capito.
È anche piuttosto comico pensare a come le cose apparentemente insignificanti della vita ne determino i principali mutamenti.
L’unico programma che riuscivo a vedere da piccola era Star Trek. Madre lo considerava un “premio”, cui avevo diritto solo se facevo i compiti e andavo a fisioterapia senza rognare incredibilmente. All’epoca lei non poteva certo immaginare che quel programma avrebbe condizionato la mia vita sentimentale e determinato la maggioranza delle mie amicizie, altrimenti avrebbe tranciato di netto il tubo catodico.
Se non fossi stata disabile, avrei evitato ore interminabili di fisioterapia e avrei visto i cartoni animati del pomeriggio anziché il telefilm fantascientifico all’ora di cena. Già a dieci anni mi ero presa una cotta da paura per il Capitano James T. Kirk. Verso i venticinque anni, tuttavia, pensavo di aver ormai superato certi amori imbarazzanti, ma Star Trek continuava ad affascinarmi al punto che mi recai ad una Convention, al fine di recuperare materiale di studio, con la scusa della tesi di laurea. Quando iniziai a frequentare gente “strana” e a indossare aderenti abitini rossi, capii che era meglio cambiare tesi, perché ormai ero troppo “contaminata” per essere obiettiva.
Un paio di mesi di lavoro buttati, in cambio di amici con orecchie a punta ed un marito federale, non nel senso di “FBI”, ma in quello ben più preoccupante di “Federazione Unita dei Pianeti”.
 
Quando dico di essere sposata, talune persone indiscrete mi chiedono se lui “è normale”. Io non posso che rispondere piccata: “Mio marito non è in carrozzina”. Definire “normale” uno che nel tempo libero si veste con abiti assemblati dal ferramenta e che prende a mazzate gli amichetti con un’enorme mezza-luna da cucina, sarebbe mentire spudoratamente.
E così Star Trek, il “premio” post fisioterapia, un’apparentemente innocua serie televisiva, ha condizionato quasi tutto. Ora conduco una doppia vita: di giorno sono una psicologa rispettata, che veste abiti eleganti e dà consigli professionali. Ma in alcuni periodi dell’anno mi trasformo in un’aliena mezzosangue che indossa abiti BricoCenter e fraternizza con i suoi potenziali pazienti.
 
Non fossi stata disabile, sarei una psicologa e basta, con una scarpiera normale e un armadio normale.
 
Che fosse tutto nelle trame complicate di Dio? Se così è, l’Altissimo ha gusti decisamente kitsch.
Se sul letto di morte mi vedranno ridere come una scalmanata, vorrà dire che i miei presentimenti erano corretti: Dio esiste, ed è un comico formidabile. Solo che io avrò finalmente colto tutto il lato esilarante della disabilità appena prima di crepare.
 
E, sempre se ho ragione, questo significa anche che Dio non mi manderà all’inferno per le scemenze potenzialmente eretiche che sto scrivendo, ma magari gli scapperà un risolino e ricambierà con una battuta comicissima, che comprenderò solo dopo tantissimi anni di inutili sofferenze.
 
Se invece mi sbaglio… beh, il paradiso è un posto pieno di gente serissima e io mi ci troverei comunque da schifo.