mercoledì 5 novembre 2014

L’allegra eutanasia

Non cesserà mai di stupirmi come una religione che dica di credere nel libero arbitrio si prodighi tanto per criticare o addirittura ostacolate il diritto di scegliere – e perché no, sbagliare - delle persone.
Non si è fatto attendere nemmeno questa volta il giudizio del Vaticano sulla decisione di una giovane donna, Brittany Maynard, che ha stabilito lucidamente il modo per lei più dignitoso per morire. Ma ecco che arriva un uomo che indossa sottanoni ed enormi patacche d’oro al collo, che ci tiene a spiegarci che la scelta di Brittany non è dignitosa. Oserei quantomeno asserire che è opinabile persino credere che “dignitoso” sia farsi ungere la fronte d’olio come una patatina fritta e supplicare un Dio di non comprovata esistenza di perdonare i propri peccati. Immaginandomi sul letto di morte, se mentre soffro le anticipate pene dell’Inferno devo proprio scegliere tra raccontare ad uno sconosciuto i cazzi miei e l’iniezione di morfina, non ho troppi dubbi. Ma posso tranquillamente accettare che per un cristiano sia dignitoso morire così… Che altro ci si potrebbe aspettare da gente che considera fico crepare lapidati, bruciati, scarnificati, scuoiati o attaccati a ruote dentate? Però mica tutti siamo cristiani e, soprattutto, mica tutti siamo votati al martirio eh!
Non serve essere psicologi per capire che quando una persona inizia una frase con “Non per giudicare…”, quello che sta per fare è precisamente esprimere un giudizio. Non si smentisce in tal senso Mons. Carrasco de Paula che dice: “Non giudichiamo le persone, ma il gesto in sé è da condannare. Una morte così non ha assolutamente nulla di degno.“ Eh Monsignore, questo non è “non giudicare”, ma farlo cercando pure di pararsi (male) il culo.
 
Esiste un limite personale al dolore e alla sofferenza che ciascuno riesce a sopportare. Tale limite non può essere stabilito dal Vaticano. Normalmente le persone non bramano di morire anzitempo. Quando ciò accade, non possono essere altri a decidere che devi vivere comunque.
 
La Chiesa ci tratta da sempre come bambini cattivi, a prescindere dall’età. Il continuo criticare le scelte altrui, il cercare addirittura di proibire ciò che considerano “sbagliato”, trasmette solo l’idea che per loro siamo tutti idioti amorali, che farebbero le peggio cose, se solo ciò non comportasse finire in galera o all'Inferno.
Nella vita mi è capitato di stare davvero male. Da bambina mi hanno tagliuzzata ovunque e ricordo ancora bene non solo le notti in cui mi svegliavo in ospedale per il dolore alle gambe, ma anche che preferivo resistere il più possibile, che farmi fare la puntura per dormire. Mi terrorizzava non avere alcun controllo sui miei stati di coscienza e avevo solo sette anni. Da adulta ho provato altri dolori davvero difficili da sopportare, eppure mai una volta mi è passato per la mente di voler morire. Questo perché sapevo sarebbero finiti e che i momenti brutti sarebbero comunque stati meno di quelli belli. Ma quando si ha la certezza che non esiste via d’uscita e che quello che provi è destinato solo a peggiorare? Arriva credo un momento in cui semplicemente decidi che non vale più la pena resistere. Ora, io posso davvero capire che qualcuno che crede in un certo tipo di Dio possa donargli la propria sofferenza, ma questa è e deve essere una scelta individuale. Personalmente è una scelta che non condivido, ma da qui al dire che sia una decisione da condannare, mi pare che qualche differenza ci sia. Lo so che i bravi cattolici pensano ci si debba affidare al buon Dio, ma se permetti sono disabile dalla nascita: non è che abbia fatto molto per guadagnarsi la mia fiducia!
 
Sostenere poi che rendere legale l’eutanasia sia un modo per incentivare le persone a farla finita è un po’ come dire che portare le persone al Gran Canyon sia un incoraggiamento a buttarsi di sotto. Non è che rendere una cosa legale la faccia improvvisamente desiderare di più… anzi, a ben guardare, di solito è il contrario. Al limite serve a portare allo scoperto una pratica già presente in Italia e a trasformarla in qualcosa di più civile e controllabile. Se la possibilità di scelta riguarda la propria morte in caso di malattia terminale, renderla legale non coinciderà col trasformarla in qualcosa di divertente da fare quando t'annoi. Per arrivare a desiderarla al punto di metterla in atto, bisogna prima aver annientato l’istinto più potente dell’uomo: la sopravvivenza. Però un uomo che si sente in trappola spesso prende decisioni più impulsive di chi sa di poter scegliere. Il suicidio non sempre è pianificato a lungo, mentre l’eutanasia dovrebbe esserlo per forza di cose… In Svizzera, dove l’eutanasia è legale, molte persone alla fine hanno dei ripensamenti. A volte è proprio l’idea di poter spingere il maniglione antipanico in qualsiasi momento e uscire, a dare la forza per resistere dentro. Fai sentire un uomo in trappola e farà del male agli altri o a se stesso, pur di liberarsi.
 
Ora, non provare nemmeno a tirarmi fuori la storia che una persona che desidera togliersi la vita è depressa. Ti ricordo che sono psicologa e il mio impegno va’ precisamente nella direzione di aiutare le persone a non suicidarsi. Alcune a volte vorrei ucciderle, ma nessuna di queste rientra nella categoria di quelle che vorrebbero lo facessi. Dovessi mai fallire nel dissuadere un aspirante suicida, sono sicura che mi farei un profondo esame di coscienza, mi chiederei se davvero ho fatto tutto il possibile per aiutare quella persona, se ho trascurato qualcosa… sicuramente ci starei male. Ma ricordo ancora un libro di psicologia, in cui si parlava di un paziente a grave rischio suicidario, rinchiuso in una camera imbottita con tanto ti camicia di forza, che riuscì ad ammazzarsi in modo truculento, rimbalzando decine di volte sul materasso, sino a sfondarsi il cranio a testate sul soffitto. La storia era messa lì per dire che, per quanto un terapeuta ce la metta davvero tutta, se qualcuno ha davvero deciso di farla finita, alla fine ci riuscirà. Ed è precisamente quello che dico al telefono, quando mi chiamano dicendo di volersi uccidere: “Io non posso in nessun modo impedirti di farlo, ma dato che mi hai chiamato, farò tutto quello che mi permetterai di fare per aiutarti”. L’ho detto solo due volte nel mio lavoro di accoglienza telefonica e ognuna delle due volte è sembrato che il cuore mi scoppiasse in gola per la paura. Ma so che alle persone va lasciata la responsabilità della propria vita: se togli quella, diventa più facile uccidersi, perché puoi dare a qualcuno la colpa di non averti salvato. Anche agli psicologi piacerebbe poter fare miracoli, ma non siamo Dio e non possiamo né forse vogliamo decidere per gli altri.
Ovvio che un malato terminale sia a rischio depressione: non credo che sapere di avere un tumore al cervello renda nessuno particolarmente allegro, a meno che il bubbone non prema sulla corteccia cerebrale ventromediale. L’eutanasia però non è un suicidio ed è capzioso definirlo “suicidio assistito”. L’eutanasia è diritto all’autodeterminazione, quando non c’è alcuna possibilità che si possa continuare a vivere senza convulsioni, dolori lancinanti, alimentazione o ventilazione forzata… ma soprattutto senza speranza di miglioramento. E lo sta dicendo una persona che accetterebbe ognuna di queste cose, tranne forse il dolore. Non tutti riescono a credere nei miracoli, io poi ho sempre preferito le dure verità alle false speranze. Un prete una volta mi disse che Dio non dà alle persone più di quello che sono in grado di sopportare. Beh, se è così, quando qualcuno decide di morire, per me è Dio che ha fatto male i conti.
 
Rimane da capire se alla fine il Dio dei cristiani s’incazzi di più quando un malato terminale non riesce a sopportare oltre la propria condizione o quando i credenti giudicano o cercano di impedire il libero arbitrio, che mi risulta sia un Suo dono… Magari se ce l’ha donato, vuole proprio che lo usiamo no? E si dà il caso che sia uno di quei doni che implichi il rischio di sbagliare, ma senza il quale non si può scegliere. Insomma, sarebbe come comprare il motorino a tuo figlio e poi proibirgli di usarlo. Se non vuoi che lo usi, almeno non regalarglielo no?
 
Personalmente, dovessi credere in Dio, mi piacerebbe pensare che Lui non giudichi troppo male chi ricorre all’eutanasia e forse nemmeno al suicidio: se una persona decide di morire, non serve punirla… mi pare evidente che abbia già sofferto abbastanza in vita.
 
Scegliere di morire non è codardia e nemmeno coraggio: credo sia semplicemente essersi scontrati col proprio limite di sopportazione. Esclusi i casi di distorsioni cognitive e malattie psichiatriche - che per definizione compromettono la capacità di giudizio e quindi il libero arbitrio - chi siamo noi per giudicare il modo in cui una persona lucida decide di morire, quando la malattia lo condanna ad una fine orribile?
 
Onestamente, col senno di ora, non credo sarei capace di ricorrere all’eutanasia... ma mi piacerebbe sicuramente poter scegliere, senza migrare in Oregon.
 
Su, Santa Madre Chiesa! Non dico che certe cose ti debbano piacere, ma prova a dare fiducia ai tuoi figli. Anche riconoscendo il diritto all’eutanasia, all’aborto o ai matrimoni gay, non staresti dicendo che sono cosa buona e giusta: staresti solo dando la possibilità alle persone di esercitare il libero arbitrio. Che poi certe decisioni siano giuste o sbagliate, lascia che sia Dio a giudicare… Anche se non sono certa esista, ho più fiducia nel Suo metro di giudizio che nel tuo.