lunedì 27 ottobre 2014

Ancora una volta, punto tutto sui cattivi!

Oggi voglio raccontarti di un mondo bellissimo: ci sono stata giusto ieri. In effetti è difficile crede che un posto così bello possa trovarsi dalle parti di Bergamo di sotto, soprattutto se per arrivarci attraversi un mucchio di paesini dai suffissi ridondanti: Trezzo D’Adda, Groppello D’Adda, Cassano D’Adda… come se ci fosse davvero bisogno di aggiungere un “D’Adda” alla fine di ogni nome, mica ci si dimentichi che da quelle parti ci sta il fiume omonimo. Comunque, uno dei posti che mi sono piaciuti di più nella vita sta a Fara Gera - indovina un po’? – D’Adda. Beh… il paese in sé non ha nulla di eccezionale: alcuni edifici storici degni di nota, tante graziose case con cortile, qualche abitazione “moderna” di bellezza opinabile, ma di inopinabile inaccessibilità. Il paese poi sta in Italia e pertanto non brilla per abbattimento delle barriere architettoniche, ma ho visto di peggio. Ciò che rende davvero speciale Fara Gera D’Adda sono però lo persone e lo dico io, a cui stanno un po’ tutti sugli zebedei. In particolare, a Fara Gera D’Adda, ci sta l’associazione di volontariato “Al di là del mio naso c’è”.
 
Ecco, lo so cosa stai pensando: “Guarda guarda… sta a vedere che ora mi chiede soldi per beneficienza!” Prima o poi, tutti gli handicappati lo fanno no?
E invece no.
I soldi sono un modo troppo semplice per lavarsi la coscienza senza sporcarsi le mani con la vita degli altri. Per ora voglio solo raccontarti alcune cose di loro e non storcere il naso, che la cosa ti interessa più di quanto puoi credere. Se arriverai alla fine e mi sarò sbagliata, allora ti rimborserò in natura... ho delle splendide verze nell'orto!
 
Credo che la parafrasi che più si avvicini a rendere l’idea di chi sono quelli di Al di là del mio naso c’è sia, in effetti, “Furetti strafatti d’entusiasmo”… Ecco, come found raiser mi sa che faccio schifo, ma tanto mica ti sto chiedendo dei soldi. Comunque è così: non posso indorare troppo la pillola, se la realtà è questa. Sono persone incontenibili, vulcani di idee, individui iperattivi e drogati di vita, a cui se dai il “LA” son capaci di finirti l’Incompiuta di Beethoven e di fargliene scrivere almeno altre nove da sordo e morto. Io mi sono sempre considerata un tipo originale, eppure ogni volta che aprivo bocca per dare un consiglio, saltava fuori che non solo ci avevano pensato, ma l’avevano pure già fatto ed erano tipo alla decima edizione. In effetti non so se mi piacerebbe far sempre parte di quel gruppo, perché sono troppo egocentrica per accettare che altri possano avere così tante idee migliori delle mie. Però ogni tanto è bello incontrare delle persone sveglie. E non sveglie nel senso di intelligenti, ma nell’accezione vera: persone che hanno gli occhi aperti e vivono ogni giorno una vita nuova e diversa. Loro la mattina si svegliano davvero… anzi, scommetto che spesso sono svegli persino di notte. Insomma, l’esatto contrario di tanti zombie uccisi dalla routine della propria piccola immutabile vita.
 
E’ da dire che loro missione associativa ha un che di vulcaniano. Leggo infatti sul loro sito un unico obiettivo: “Condividere l’unicità e irripetibilità di ogni persona e scoprire la diversità come parte essenziale per la vita”. Vedere che la filosofia delle “infinite diversità in infinite combinazioni” esiste anche sulla Terra e persino al di fuori di un club di Star Trek, è stato un po’ come scoprire l’America senza confonderla con le Indie. E lì di diversità se ne vedono tantissime e quelli all’apparenza più normali sono di gran lunga i più strani, almeno per lo standard dei bipedi a cui mi hanno (male) abituata. Ti dico solo che, appena sono arrivata da loro, mi hanno chiesto se volessi partecipare alla colazione al buio. Ora, confesso che all’inizio ero titubante: mi stavano davvero chiedendo di guidare da bendata una carrozzina a motore da 112 chili in un bar affollato di gente?! Quando ho capito che erano seri, mi sono chiesta per un attimo se fossero pazzi… ma chi sono io per dire di no a un pazzo? E così mi sono fatta bendare, accompagnare attraverso quelli che mi sono parsi cunicoli tortuosi e lunghissimi da un bipede-guida e ho scoperto che senza vederci una cicca è molto difficile persino trovare la propria bocca per infilarci della torta. Però non ho calpestato nessun piede… forse perché in effetti, quando succede, non è detto che l’azione sia sempre inintenzionale come dichiaro. Insomma, non contenti che non camminassi, mi hanno pure fatto sperimentare un altro handicap. E una cosa l'ho capita: come cieca sarei una frana!
 
La colazione al buio è stata solo l’inizio della giornata. Poi si sono caricati mezzo paese – Sindaco e Assessori inclusi – sulle sedie a rotelle e gli hanno fatto fare un bel giro dimostrativo della loro città. Io, finalmente miracolata del dono della vista, ho deciso di fare per un po’ la parte del cane guida di qualche bipede bendato… Pare che mi piaccia troppo fare i dispetti per avere un futuro assicurato nel ramo “animali da soccorso”.
La parte più inutile della giornata, diciamocelo, è stato il mio discorso per perorare la causa dell’abbattimento delle barriere architettoniche. A furia di frequentare amici preti, mi sa che ho preso anch’io il vizio di predicare ai convertiti. Per fortuna ci siamo consolati col pranzo condiviso, i giochi senza barriere e il miracoloso orto accessibile, con tanto di galline e oche mute, che solo quelle parlanti facevano troppo poco diverso. Oggi più che mai devo impegnarmi a svolgere bene il mio lavoro, prima che qualcuno mi mandi a zappare la terra, perché in effetti ora potrei.
 
Ma questi ragazzi non si limitano mica solo a restituire braccia rubate all’agricoltura. Fanno corsi di musica, rappresentazioni teatrali, esposizioni d’arte, corsi di vera cucina da incubo, soprattutto quando ti chiedono di spadellare bendato... E quando parlo delle loro creazioni non sto mica parlando dei soliti “lavoretti” da oratorio: io ho un quadro nel mio soggiorno che ha attirato l’attenzione di più di un intenditore. Quando mi hanno chiesto dove l’avessi comprato, ho risposto che si trattava di un artista materico emergente... ci mancava poco che lo rivendessi a caro prezzo!
E questi furetti bombati di extasi endogena non sembrano semplicemente capaci di vedere un punto d’arrivo: stanno pensando di fare il vino, mettere delle arnie per il miele, installare un gigantesco barbecue e condividere tutto ciò che hanno con il primo venuto!
 
La cosa più incredibile è che riescono davvero a coinvolgere la Comunità: ai vecchi contadini del paese non sembra vero di dare consigli su semina e raccolto, invece di guardare tutto il giorno i cantieri. E mica solo loro si son fatti prendere la mano da queste persone diversamente normali. Dentro Al di là del mio naso c’è, ogni persona può portare qualcosa e prendere molto, molto di più. Ogni idea è un reale punto di partenza e ogni abilità trova uno spazio. L’unica cosa che non devi fare con loro, è andare lì a chiedere cosa puoi fare. Non presentarti a mani vuote: porta chi sei (pure se sei stronzo come me) e quello che sai fare. Basta questo perché aggiungano un posto a tavola anche per te. In cambio ti chiederanno solo di non aver paura di provare tutto ciò che c’è da provare.
Se come me spesso pensi che non possa esistere un mondo migliore e ti viene voglia di mollare tutto e mandare il mondo a ranare, fai un giro a Fara o a Pontirolo: la loro carica di energia positiva e voglia di fare è generosa e dura a lungo.
 
E ora… ti avevo detto che non avrei chiesto soldi no? Ecco, però a loro serve una sede molto più grande, perché quella attuale non riesce più a contenere l’entusiasmo e le idee di oltre 100 piccole grandi menti iperattive.
 
Magari conosci qualcuno che ha qualche capannone o un grande spazio coperto che potrebbero usare, soprattutto nei week-end.
 
Magari sei un ricco industriale che sta qui a perdere tempo, leggendo e basta di un mondo migliore, quando avrebbe i mezzi per costruirne pure un bel pezzettino.
 
Oppure vorresti dare una mano concreta e piantare qualche chiodo nella nuova struttura in legno che stanno costruendo come spazio coperto per l’area dell’orto… Ti avanza mica del legname, qualche trave? Non scherzo mica: va che gli servono pure le materie prime!
 
E se non hai cose da dare, non ti resta che contattarli via mail e dargli te stesso: vedrai che qualcosa di buono riusciranno a cavare persino da uno come te… se ce l’hanno fatta con me!
 
Ok. Forse sei lontano. Lo capisco sai. Però scommetto che, ora che hai sentito di questo strano e nuovo mondo, pure tu vorresti contribuire a tirarne su una parte. E allora, se proprio non riesci a donare altro per via della lontananza, ecco, solo in questo caso, accetteranno un po’ a malincuore anche un piccolo contributo in denaro. Uno grande poi fa passare qualsiasi malumore eh!
Ma non dubitare… Conoscendoli, non si limiteranno a prendere i soldi e a dimenticarsi: ogni volta che si incontreranno, lasceranno un posto libero solo per te, per condividere quell’angolino di strambo paradiso che anche tu avrai contribuito a creare con ciò che puoi.

Ma non fidarti di quello che dico io: dai un occhiata a loro sito e alla loro pagina Facebook... perditi nelle foto di ciò che sono:

Sito: http://www.aldiladelmionaso.it/
Facebook: https://www.facebook.com/pages/Al-di-la-del-mio-naso-c%C3%A8/215418901845361?fref=ts
 
Ora che hai visto, se hai forse deciso di poter partecipare solo con una donazione, sappi che io sono contraria alle raccolte fondi.
Ti propongo invece una scommessa:
-          Se segui il mio blog perché in fondo ritieni che io sia una brava persona, magari perfino una di quelle che prima o poi capirà che Dio esiste e agisce davvero per vie misteriose (e pure un po' perverse), allora fai una donazione ad “Al di là del mio naso c’è”, scrivendo nella causale “W i buoni”.
-          Se invece non te ne frega nulla della beneficienza o vuoi semplicemente evitare che le brave persone o addirittura i cristiani cattolici mantengano il presunto primato di fare del bene, fa sempre una donazione (considerala un male necessario al limite) ad “Al di là del mio naso c’è”, scrivendo nella causale “W i cattivi”.
-          Se sei un prete o un credente e non vuoi correre il rischio di vedere una come me a Messa, puoi sempre omettere la causale di versamento o scriverci un esorcismo.
Se vinceranno i buoni, per tutto il mese di dicembre mi asterrò da commenti sarcastici sulla Chiesa, i suoi rappresentanti e i credenti tutti. Di più: a Natale parteciperò alla Santa Messa, in religioso silenzio e senza nemmeno alzare gli occhi al cielo, se non per via di qualche improbabile impulso di conversione.
Se vinceranno i cattivi, continuerò a pensare che, alla fine, ho scelto di far parte del gruppo più figo: quelli che non hanno bisogno di Dio per far del bene e che in Paradiso non ci vogliono andare, perché è pieno di bigotti.
Siccome non vogliamo fare discriminazioni di reddito, vincerà il gruppo che farà più donazioni, a prescindere dal valore pecuniario. Ovviamente, essendo una dei cattivi, per una donazione particolarmente generosa, sono dispostissima a truccare i risultati.
Forza signori: fatte il vostro gioco!

Al di là del mio naso c’è

Per donazioni ad e/o contributi liberali, i seguenti IBAN:

1) B.C.C. TREVIGLIO IT 32 Q 08899 52990 0000 00163610
BANCA PROSSIMA IT65 P033 5901 6001 0000 0010 261

2) adesioni al 5 per 1000 C.F. 93030420165
 

 

mercoledì 15 ottobre 2014

Io e Hulk andiamo dallo stesso analista

Anche se non lo dico in giro - che poi la gente mi racconta i propri - la mia tesi di Laurea all’Università l’ho scritta sui sogni. A parte che cacchio significano quelli degli altri, so quasi tutto quel che c’è da sapere sui prodotti di una mente addormentata… oddio, diciamo di una mente in fase R.E.M., che di menti addormentate se ne vendono in giro anche troppe pure di giorno. Comunque, ci ho messo quasi un anno di addestramento a rendermi conto di sognare ogni notte e un po’ di più a ricordare i miei sogni. Quanto al coglierne i significati, il mio Inconscio non è che s’impegni più di tanto con la censura e il camuffamento. Pare infatti che la Me Addormentata sia stronza quanto e più della Me Sveglia.
Come dicevano La Fata Madrina e Sigmund Freud, il sogni son desideri… di felicità. Ma non è mica vero che nel sonno non hai pensieri, a meno che non ti sia calato un flacone di Roipnol. Quando dormi, hai esattamente gli stessi pensieri di quando sei sveglio, senza alcun filtro logico e nessuna razionalizzazione. Nel mio caso, faccio sogni così tranquilli che quando mi appare Freddy Krueger tiro un sospiro di sollievo. Altre volte invece, passo proprio la notte in bianco, perché mi ha fatto male qualcosa: generalmente è la vita.
Da sveglia puoi auto-ingannarti quanto vuoi e sentirti forte, ma i sogni non mentono mai, per questo li ascolto… per questo e perché comunque sarebbe difficile ignorare qualcuno che si mette a urlare nel cuore della notte, specie se sei tu.

I sogni mi hanno sempre comunicato grandi verità.
 
Durante una crisi mistica, sognai di essermi smarrita su una strada stretta e tortuosa, che scorreva a filo di un baratro (il bello dell’Inconscio è che sa essere incredibilmente melodrammatico nelle sue rappresentazioni metaforiche). Cercai l’aiuto di un prete, per raggiungere la mia famiglia, che si era riunita in un posto di montagna per festeggiare Paqua. Ma il prete ingranò la marcia sbagliata e gli rimase il cambio in mano, facendo fermare l’auto proprio con due ruote dentro e due fuori dal ciglio. A quel punto mi sono svegliata serena come un furetto sotto anfetamina e mi sono riaddormentata dopo due ore, trovandomi su un treno che sapevo diretto nella direzione sbagliata. Chiesi informazioni a due preti, ma confessarono di essersi persi anche loro.
Tipico del mio Inconscio è cominciare con un sogno di facile interpretazione, farmi svegliare e riaddormentare, per presentarmi una versione semplificata del sogno precedente, dimostrando così di considerarmi una pessima psicologa.
E’ però anche da riconoscere che è il mio Inconscio ad arrivare prima di me ad alcune semplici risposte, del tipo: “Se sei in crisi mistica e vuoi trovare una via d’uscita, ti stai rivolgendo alle persone sbagliate”.
Sembra una cazzata, ma per capirle davvero le cose, non devi solo saperle, ma anche sentirle.
Sempre il mio Inconscio, nell’ultimo periodo di stanchezza, mi ha indicato dove stava la minaccia con un messaggio a prova di stupido: mettendo un cartello sopra la porta della mia Università con la scritta “HIC SUNT LEONES”, dopo avermi precedente fatto sognare che un branco di leoni fuggiti dallo zoo stava entrando nella mia casa, attraverso un buco nella rete che non avevo notato.
In questi giorni ho seguito il consiglio notturno: ho messo una toppa alla recinzione e ho ricominciato a ruggire a pieni polmoni. Pare che da qualche giorno il leone si lamenti di soffrire d’insonnia, senza rendersi conto che è un bene, perché appena chiuderà gli occhi, sarò io ad apparirgli in sogno.
Lunedì notte invece, il mio Inconscio ha dato il meglio di sé. Ero nel suo studio (sì, il mio Inconscio ha uno studio, perché al contrario di me, lui è riuscito a diventare un'analista) e, ovviamente, lui era tale e quale sputato Sigmund Freud. Ero lì a parlargli dei miei cazzi, mentre lui sbadigliava (del resto lo farei anche io ascoltando i problemi altrui: è il motivo per cui non sono diventata analista). Raccontavo a quell’insensibile del peso della vita, della stanchezza, del bisogno di una pausa tra un casino e l’altro. E mentre parlavo, l’acqua ha iniziato a invadere la stanza e a salire. Sapevo che sarei annegata, ma Sigmund mi ha detto di restare dove stavo, perché avevamo ancora quindici minuti di tempo. Mi ha chiesto di chiudere gli occhi, fare qualche respiro veloce, digrignare i denti e tendere i muscoli del corpo. Mi ha costretto a rievocare nella mente tutte le cose che mi avevano fatto arrabbiare negli ultimi dieci giorni e ha voluto che mi aggrappassi a quei pensieri. Poi mi ha ordinato di ripetere più volte, a voce sempre più alta: “lo sono arrabbiata, furiosa, completamente nera, furibonda, incazzata. Io sono...”. L’acqua saliva e io ero sommersa nel gorgo dei miei pensieri omicidi. Quando è arrivata alla bocca, invece di spaventarmi e affondare, mi sono gettata a bomba dal lettino, come quando entro in piscina: senza pensare che è fredda e che potrei non riuscire ad emergere se per caso ai miei muscoli quel giorno gira male. Ho toccato il fondo (metafora un po' scontata: l'ho detto pure io all'Inconscio). Poi ho visto una mano protesa: era quella di Sigmund, ma invece di tirarmi fuori, mi spingeva la testa sotto. Così l’ho morsa e ho cominciato a nuotare. Poi quello stronzo si è messo a ridere e mi ha dato il suo più mite consiglio: “Come dissi a Hulk, il segreto non è restare calmi, ma essere sempre incazzati. Lo hai capito così o devo dirtelo con un sogno a prova di deficiente?”
Beh, non so se ho proprio capito tutto, ma sicuramente è meglio che alle soluzioni ci arrivi da sola, la prossima volta, perché il mio Inconscio è evidentemente specializzato in terapia d’urto... cioè, più di me.