giovedì 29 maggio 2014

Pubblicità progresso: handicappato VS "creativo"

Ho un nuovo hobby: perculare i "creativi".
 
L’handicappato è diventato lo spauracchio preferito dei pubblicitari. Ormai ci mettono in mezzo ogni qualvolta serva spaventare i normodotati e il messaggio, gira e rigira, è sempre lo stesso:
 
GUIDA CON PRUDENZA
NON BERE
NON DROGARTI
…O FINISCI SU UNA SEDIA A ROTELLE
In pratica è come dire che noi disabili ce la siamo cercata. Ora, visto che non è proprio così, da qualche mese mi diletto in una personale contro-campagna pubblicitaria. Sentitevi liberi di condividere questi manifesti con i vostri amici o nemici ma, soprattutto, con i pubblicitari di vostra eventuale conoscenza: chissà che non imparino qualcosa.
Ecco i miei manifesti comparativi: chi è il creativo e chi il cretino?

 
Ma non solo i pubblicitari peccano di stereotipi...
 
 
La fantascienza, paradossalmente, se la cava meglio. L'ultimo film degli X-MEN ci viene in soccorso, quando Magneto accusa Xavier di aver sacrificato i suoi poteri per camminare. Grazie agli autori per l'idea: ce ne fossero come voi!
 

E infine... la mia preferita
 
Poi, giustamente, i miei amici ieri mi hanno fatto notare che, in tema di sicurezza stradale, non è mica facile riuscire a far riflettere le persone senza insultare implicitamente altre categorie. Mi hanno chiesto come avrei strutturato io una pubblicità ANIA. Ho risposto come avrebbe fatto il Dottor McCoy: "Sono una psicologa, non una creativa"
 
Il mio inconscio, a quanto pare, crede invece di avere velleità artistiche, così, stanotte, ho sognato la madre di tutti gli incubi. Mi sono svegliata singhiozzando come una bimba sperduta e ho ancora la pelle d'oca.

Ho sognato di girare uno spot sulla sicurezza stradale.

Un uomo sbronzo tramesta con le chiavi dell'auto, senza riuscire a centrare la serratura. Barcolla e ridacchia tra sé, ma alla fine riesce a mettersi alla guida.
L'immagine si ferma poco prima dello schianto con un'altra macchina.
L'uomo si risveglia, solo, in un letto d'ospedale. Si siede, ha un misero cerotto in testa. Di colpo ricorda. Si controlla frenetico le braccia, il torace. Per qualche ist
ante fissa terrorizzato le gambe. Scosta il lenzuolo. Muove i piedi, e chiude gli occhi, tirando un sospiro di sollievo. Li riapre di scatto, perché dal nulla è spuntata una bambina con tanto di occhioni da cerbiatta.
"Ciao" - dice timida la bimba
"Piccola, che ci fai qui da sola! Mi hai fatto prendere un colpo!" La bimba lo guarda tranquillamente. Da una stanza vicina, un padre urla disperato: "No, no, no! Dov'è? Dov'è? Io lo ammazzo! Lo ammazzo!" Si intravedono tramestii di infermieri concitati che trattengono l'uomo esagitato.
La bambina si gira in quella direzione, turbata, e l'uomo nel letto, per distrarla, le chiede:
"Come ti chiami?"
"Lisa"
"Lisa... Che bel nome! Dove è la tua mamma?"
"Sono qui con papà"
"E dove è il tuo papà?"
La bambina si gira nella direzione di prima.
L'uomo è spazientito per il fatto che una bimba sia sola in un ospedale, confusa e turbata dal tizio che sbraita nella stanza vicina.
"Piccola, non è nulla... quell'uomo è un po' matto." La bambina si irrita e difende l'uomo:
"Quello è papà e non è matto: è arrabbiato."
"E perché è arrabbiato?"
"Perché tu ci sei venuto addosso con la macchina."
L'uomo inizia a capire e con lo sguardo cerca un'infermiera. Chiama scocciato:
"Infermiera, infermiera!" L'infermiera arriva.
"Santo cielo, porti questa bambina da suo padre e gli dica di darsi una calmata, che l'assicurazione pagherà i danni!" L'infermiera è confusa, perché non ci sono bambine nella stanza.
La bimba, pacata, gli dice:
"Ora mi puoi vedere solo tu. Tutti i giorni."
L'uomo sbarra gli occhi e si porta le mani alla testa.

Compare la scritta, nero su bianco:

SE BEVI
E GUIDI
PUOI MORIRE
O VIVERE DI RIMORSI



E ora, se anche lungo la vostra colonna vertebrale è scivolato un brivido di freddo, scrivete "brrrrr" a commento di questo post.
 
 

domenica 11 maggio 2014

Regaliamo mazzi di autostima

Questa cosa della scarsa autostima dei bipedi, io non la capirò mai. Cioè, insomma, checché abbiano da dire i medici dei miei piedi equini, delle mani scimmiesche, di lordosi, scogliosi e cifosi, io, quando mi guardo allo specchio, vedo solo una gran gnocca. Non sempre eh! Pure io c’ho quei giorni in cui maledico la forza di gravità più per l’effetto che ha sul mio contorno occhi che per il fatto che m’impedisce di camminare. Però so anche che, quando mi vedo brutta, non sono obiettiva. In linea teorica, non sono obiettiva nemmeno quando mi vedo strafiga, ma alla fine uno sceglie ciò in cui vuole credere e io ho scelto di credere nel Dio senza la “D” davanti.
Tra l’altro, tu puoi credere in Dio quanto vuoi ma - salvo casi di schizofrenia - non lo vedrai mai in uno specchio mentre, se credi in te stesso, puoi passare ore a rimirarti senza ricorrere a psicofarmaci. 

La cosa più bella è che, se credi in te stesso, ci credono pure gli altri. 

Ma forse questo vale anche per Dio: un divino calo di autostima spiegherebbe la crescita del numero di atei e agnostici.

Non importa come sei fatto davvero, ma come ti vedi e quanto ci credi.

Quando le persone vengono da me lamentando problemi di autostima, ho sempre qualche dubbio che vengano solo per sentirsi dire quanto in realtà sono fighe. Insomma, se uno mi viene a dire “Non sono capace di fare nulla”, posso immaginare che, o è davvero un incapace, oppure ha un problema di autostima. Ma quelli che mi dicono che il loro unico problema è l’autostima, è come se dicessero che sanno di essere fighi, ma non ci credono. A casa mia, e pure a casa di Aristotele, questa è una contraddizione logica. 

Bisogna un po’ diffidare di chi si dichiara timido o con scarsa autostima e lo dico a mio svantaggio eh. Spesso, quando presento un libro, affermo di essere molto emozionata o agitata, ma non mi aspetto davvero che il mio pubblico sia così tonto da confondere la captatio benevolentiae col reale terrore da public speaking. Del resto, se metto un abito con scollatura ombelicale, dovrebbe essere ovvio che non m’imbarazza davvero se poi ci casca l’occhio di qualcuno.

Dico tutto questo perché sono un po’ stanca dei “falsi timidi” che si prodigano in improvvisazioni teatrali davanti ai miei occhi, o delle persone che "dovrei credere di più in me stessa" e sciorinano un elenco di pregi lungo ore. Quando smettono di parlare, di solito mi limito a chiedere: "E tu vorresti credere in te stessa più di così?"

Introversione e senso di inadeguatezza sono problemi veri, che troppe persone non riescono a superare. Di contro, sembra che ammettere di sapere che si è belli o bravi in qualcosa sia peccato di vanità.

Ci sono giorni in cui mi sento bella e non è un caso se in quei giorni molti mi dicono la stessa cosa. Eppure suppongo di avere più o meno la stessa faccia dei giorni in cui mi vedo cessa e gli altri mi dicono che sembro un po’ sbattuta.

Siamo maghi potentissimi, in grado di far vedere agli altri non quello che forse siamo, ma quello che crediamo di essere, nel bene e nel male.

Io addirittura riesco a far dimenticare alla gente che sono disabile: qualche formula magica dalle mie labbra et voilà… la sedia a rotelle è scomparsa!

Credere in se stessi è un dono, che spesso ci viene fatto prima dai nostri genitori e poi dalle persone che ci circondano. Se io oggi mi vedo così bella e adeguata, contro ogni logica, è tutto merito di quello che vedevo riflesso negli occhi dei miei: l'intelligenza e la forza in quelli di mia madre, la bellezza in quelli di mio padre.

Solo che pure mamma e papà invecchiano ed è nostro preciso compito - non solo oggi, festa della mamma - ricordare loro quanto sono fighi. Perché lo sono e se a volte si vedono vecchi e stanchi, è solo perché si stanno dimenticando di essere l'esatto contrario.

Volete fare davvero un regalo alla mamma? Ditele quanto è bella, senza metterci il solito "ancòra" davanti.

Volete farle un regalo ancor più grande? Ditele che sapete di essere persone speciali e che il merito è tutto suo.

Ma soprattutto ricordate che da voi può dipendere l'autostima di alcune persone... o la sua mancanza. Non siate avari di complimenti sinceri solo perché farli a volte è imbarazzante o perché siete troppo distratti per notare le virtù di chi non si fa notare.

Smettetela di assecondare chi è già bella e brava e va in cerca del solito plauso quotidiano fingendo di non saperlo. Fate piuttosto un complimento a una persona che tendete a dare per scontata.

L’autostima è un bene che si può e si deve donare. A volte le persone devono potersi specchiare attraverso gli occhi di un altro, prima di scoprire o riscoprire quanto sono belle.

Comunque, una cosa non esclude necessariamente l’altra: se avete tempo, potete pure continuare a dirmi quanto sono forte, intelligente e fantastica sotto ogni profilo, ma ditelo anche a qualcuno meno istrionico di me. Certo, i complimenti mi fanno piacere, ma se devo dirvela tutta, la verità è che non smetterò di credere in me stessa solo perché qualche fedele si è dimenticato di recitare le preghiere serali.

I complimenti per me risparmiateli per quando mi sentirò anche io un po' vecchia e stanca.

Quanto a te mamma, è inutile che mi ripeti che me la tiro troppo con quel mezzo sorrisino che non sai trattenere e che tradisce esattamente quello che pensi: che sono la migliore è che è tutto merito tuo!

Grazie