venerdì 13 marzo 2020

L'OROSCOPO DELLA PSICOLOGA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

1) Agorafobia
Finalmente avete un buon motivo per stare a casa e per la prima volta nella vita vi trovate nella posizione di poter incoraggiare gente che non riesce proprio a stare a casa. All'inizio, il casofobo obietterà che non potete capire come ci si sente ad essere intrappolati. Poi, se da qualche parte esiste un neurone in entrambi i cervelli, finalmente vi comprenderete a vicenda e sentire l'impulso di abbracciarvi forte... Non fatelo: bisogna evitare i contatti fisici.
2) Fobia sociale
Finalmente hanno smesso di rompervi le palle che dovete uscire e interagire con degli sconosciuti. Molti di voi in questo momento avranno più intense relazioni sociali, dato che finalmente tutti iniziano ad intuire che si può fare conversazione intelligente pure dietro a una tastiera e fuori da un pub.
3) Attacchi di panico
Incredibile vero? Quando tutto il mondo sembra pensare che sia un buon momento per andare in panico, i vostri episodi si sono drasticamente ridotti o addirittura sono scomparsi. Questo significa che il vostro inconscio è stronzo, ma non incosciente... cioè, tecnicamente è incosciente nel senso di "non cosciente", ma non nell'altra accezione di "non si rende conto dei rischi". Lui sa benissimo che non è il momento di farsi sparare del Valium in vena al prontosoccorso impestato, il che significa che anche il resto delle altre volte vuole la vostra attenzione, mica la vostra morte.
4) Ipocondria
Tutti quegli anni trascorsi a cercare il significato dei vostri sintomi su internet... almeno ora vi state concentrando su una sola malattia, senza tutto lo sbatti delle possibili diagnosi differenziali. Certo, sentirete la mancanza del vostro medico, che si rifiuta di farvi andare in studio in questi giorni, ma ricordate la lezione: è più probabile beccasi qualcosa in una sala d'attesa che toccando una maniglia!
5) Ansia da prestazione
Gli esami sono sospesi, le gare annullate, il vostro capo fatica a starvi col fiato sul collo durante lo smart working, il sesso è da evitare per via del controllo dei contatti intimi. Godetevi il momento senza pensare a domani.
6) Bipolarismo
Oscillate tra depressione e pensieri di onnipotenza. Vi dite che morirete e due minuti dopo pensate che potreste essere immuni. Tranquilli: anche il resto del mondo.
7) Paranoia
Vi hanno dato degli strampalati fino a ieri, ma non desistete: è un buon momento per raccogliere adepti.
8) Germofobia
Tirate fuori l'arsenale di prodotti igienici e scatenate la sanificazione globale!
9) Meteopatia
Che ve frega del tempo? Tanto non potete uscire comunque.
10) Personalità multiple
In casa, più si è meglio è!
11) Disturbo ossessivo compulsivo
Avete controllato se la porta di casa è chiusa a chiave? Ricontrollate. E' chiusa? Sicuri sicuri? Avete controllato cinque volte? Cinque è dispari... sapete di dover controllare un numero pari di volte. Dieci volte avete verificato? Okay, ma dove pensate di andare, che non si può uscire?! Tornate in casa e passate il tempo dedicandovi alle cose importanti... come sta il rubinetto del gas?
12) Normalità
Se vi sembra di essere le uniche persone calme e razionali in questo momento, probabilmente è perché non avete capito la situazione.

lunedì 9 marzo 2020

E' IL MOMENTO

E' il momento della LENTEZZA.
Dell'imparare nuovamente ad avere ritmi umani e dell'essere noi a gestire il mondo, anziché il mondo a gestire noi. Di quella dimensione in cui ci si può e anzi ci si deve fermare.

E' il momento, finalmente, di UN USO SANO DEI SOCIAL.
Sono strumenti che possono annullare le distanze. Possiamo finalmente usarli per parlarci, per vederci, per scriverci, per giocare una partita a scarabeo da remoto. Anche qui, è il momento in cui possiamo essere noi a usare un social anziché viceversa. Possiamo smettere di essere solo un "target" per pubblicità e campagne elettorali e imparare davvero a parlarci ed educarci tramite loro.

E' il momento della FAMIGLIA.
Qualsiasi cosa può essere una famiglia e questa è l'occasione per capire se la nostra lo è davvero. Con chi sentiamo di essere "a casa"? Le persone a cui pensiamo costantemente, che ci fanno sentire meglio e che cerchiamo di far stare meglio. Quelle che potranno essere anche lontane, ma che vogliamo sentire, chiamare.

E' il momento della CREATIVITA'
Del re-inventare il nostro tempo libero, del trovare nuovi modi per stare con i nostri figli e magari conoscerli meglio. Del vedere se, tolto il superfluo, ciò che resta sa riempire il nostro tempo.

Per chi è religioso, oso immaginare che questo sia il momento di PREGARE.
Un dialogo vero è profondo con il vostro Dio, senza riti, cantilene imparate a memoria, senza qualcuno che vi dica come si fa. ParlateGli finalmente nel silenzio, non perché Lui sia un po' sordo, ma perché a volte lo sono in generale i credenti. RaccontateGli di voi, delle vostre famiglie, delle perone a cui tenete. Soprattutto, in questo momento, chiedetevi davvero se quello che esce dai vostri cuori sia qualcosa che merita di essere ascoltato da Lui.

E' il momento della COMPRENSIONE DELL'ALTRO
Per la prima volta questa generazione può capire le preoccupazioni, le ansie, le angosce degli altri. Possiamo ascoltare e vedere noi stessi in chi ci sta davanti. Riconoscere i sentimenti oltre la superficie dello specchio. Abbiamo una cosa in comune, certo non una bella cosa. Ognuno prima aveva solo i propri problemi, pensava che i propri fossero peggio di quelli degli altri o l'esatto contrario. Chi si sentiva perennemente in credito con la società e chi non si riconosceva alcun diritto di soffrire, perché rientrava per tutti nella categoria dei "fortunati". Ora non dobbiamo sforzarci di capire come si sentono gli altri e nessuno, nemmeno noi stessi, possiamo rimproverarci di non avere diritto di star male ogni tanto.

E' il momento della PREOCCUPAZIONE
Quella che non si può ignorare, che si fa sentire con forza e toglie ogni illusione di essere noi a controllare la nostra vita. L'abbiamo spesso negata, soffocata nel rumore. Abbiamo vissuto giorno dopo giorno cercando di non pensare che abbiamo tutti paura della morte. E' il momento di conoscerla intellettualmente, imparando che vivere ricordandosi che esiste una fine, può stravolgere tutta la nostra scala di priorità.

E' il NOSTRO momento.
Quello in cui il mondo esterno tace e non possiamo non sentire più spesso noi stessi. Veniamo svuotati di tutto ciò che ci serviva a non pensare: i mille impegni, i vuoti incontri, le parole che non dicono nulla.

E, se quello che resta non ci piace, alla fine di tutta questa storia, vorrà dire che sarà il momento di CAMBIARE.

sabato 7 marzo 2020

Qualche segreto del mestiere della Psicologa

Lavorerò ancora da casa, un'altra settimana almeno.
Con le attuali regole, avrei potuto stare comunque a casa, ugualmente pagata, senza dover lavorare e senza perdere giorni di ferie o malattia. Invece ho chiesto e ottenuto di continuare a fare la mia parte.
In questi giorni non conto le ore e la mole di lavoro in eccesso che faccio per mia esclusiva scelta.
Finito "il solito", ne approfitto per aggiornarmi e migliorare i materiali che propino da tempo immemore, sempre nella stessa forma, solo perché la revisione non ci sta mai nel normale "orario d'ufficio".
In questi giorni non mi inalbero se vengo chiamata fuori fascia di reperibilità, per di più sul mio numero personale.
Non mi preoccupo di usare la mia linea telefonica o i miei giga, anche perché a ben vedere ci risparmio comunque in carburante.
Quando un collega chiama, rispondo pure se in quel momento sono concentrata su altro o sto mangiando... cose che in ufficio scatenerebbero l'ira funesta del pelide Achille.
Loro sono in ufficio ed è giusto che ora io rispetti i loro tempi... non dico per sempre, ma in questa emergenza!
Questo non è un normale "smart working" o "telelavoro", ma qualcosa che ha richiesto di sorvolare su buona parte della burocrazia normalmente necessaria.
E poi siamo onesti... con la vita sociale che posso permettermi ai tempi del coronavirus, i messaggi via Whatsapp, le mail e le telefonate di lavoro, sono l'apice della mondanità.
Insomma non credo sia il momento di mettere paletti o puntini sulle i... cosa che normalmente è il mio sport preferito.
Riconosco lo sforzo e la fiducia che il mio Capo e la Statale ripongono in me e mi impegno per dimostrare di meritarli tutti.
Affinché ci venga dato molto, ognuno di noi deve rinunciare a una piccola parte, in questo momento storico.
Soprattutto, dobbiamo fare un buon uso degli strumenti che ci vengono dati.
Avrebbero potuto darceli prima e sicuramente ora funzionerebbero meglio, tuttavia il passato non cambia solo perché alla fine avevamo ragione
L'unica cosa che possiamo influenzare è il futuro e, per farlo, occorre smetterla di rinfacciare gli errori, soprattutto quando il registro in parte sta cambiando.
Per ottenere risultati e andare avanti, bisogna concedere all'altro di salvare la faccia, dimostrarci superiori alle recriminazioni.
Lui non lo ha mai fatto? Facciamogli vedere come si fa!
Vi svelo un segreto da psicologa: le persone cambiano, ma generalmente il mondo intorno a loro continua a vederle per ciò che erano prima di cambiare. Così accade che chi ha fatto lo sforzo di migliorare e si vede trattato come meritava prima, semplicemente si convinca che non ne valeva la pena e torna sui propri passi. 
Ogni volta che sosteniamo che "il lupo perde il pelo, ma non il vizio", stiamo creando una profezia che noi stessi faremo avverare.
La psicologa è quella persona a cui il lupo può dare la propria versione dei fatti ed essere creduto. Non è che gli psicologi siano ingenui... sappiamo che probabilmente il lupo si è pappato pecorelle fino all'altro ieri e che ogni tanto ci ricadrà lungo il cammino verso il veganesimo, ma se ha varcato la nostra soglia, significa che si è stancato di essere così e vuole disperatamente qualcuno che veda il nuovo sé che cerca di tirare insieme. Noi a questo scegliamo di credere: che voglia davvero cambiare.
Ciò che faccio nel mio lavoro è essenzialmente cogliere anche il minimo accenno di cambiamento positivo e dire quelle cose che nessuno dice mai: "Ti ho visto. So che per te non deve essere stato facile. Sei stato bravo, davvero".
In effetti con gli estranei è più facile, perché non portano con sé tutto quel bagaglio di errori e incomprensioni della relazione che hanno con noi. Però, quando ci si riesce con i "vicini", ci si guadagna decisamente di più.
TENTAR NON NUOCE, IL CHE NON SIGNIFICA CHE NON COSTI UN MUCCHIO DI FATICA.