domenica 6 ottobre 2013

Se ti disegnano così, rubagli la matita!

I cartoni animati, a volte, pronunciano grandi verità. Noi ci ridiamo sopra, ma per loro deve essere un dramma.
Prendiamo Jessica Rabbit: è veramente innamorata del povero Roger eppure, suo malgrado, deve fare "la cattiva".

Non è colpa sua: è il Disegnatore a decidere.

Ogni tanto vien da chiedersi quanto siamo differenti da un cartone animato.

Pavlov e i suoi seguaci credevano che, potendo registrare tutto ciò che accade a un essere umano sin dalla sua nascita, si sarebbe potuto prevedere esattamente il suo comportamento futuro, in quanto costituito da risposte apprese agli stimoli dell'ambiente.

Ma la verità è che non è così semplice capire chi condiziona chi.

Il neonato impara subito che deve piangere, se vuole che qualcuno accorra a dargli cibo, attenzione, cure. Lui magari ci prova anche a stare buono buono o a sbattere le palpebre, ma l'unica cosa che sortisce qualche effetto, soprattutto di notte, è la caragnata.

Eppure è anche la mamma ad essere condizionata dal figlio, perché capisce che per far smettere quel pianto che gli rosica l'anima, deve dare cibo, attenzione, cure. In poche settimane, mamma riesce addirittura a distinguere i diversi tipi di pianto e a non dare la tetta invece dei massaggio, se il fagottino ha le coliche.

Mamma 0 - Neonato 2

In pratica, impariamo a condizionare il nostro prossimo sin dalla culla.

Chissà da chi lo abbiamo imparato...

Ma se nessuno accorresse quando piangiamo nel nostro angolino di mondo ostile?
Smetteremmo di piangere, probabilmente.
Alcuni anzi lo consigliano proprio: "Fallo piangere un po', che si fa i polmoni!"

Chissà, forse persino Dio crede nella psicologia comunista.

Io me lo immagino lassù, che vede un sacco di gente pregare e supplicare aiuto e dentro di sé pensa: "Lasciali frignare ancora, che magari ogni tanto imparano a risolversela da soli!"

Beh, Dio non so nemmeno se esiste, ma la Chiesa è sicuramente più bolscevica di quanto non dica: "Comportati bene su questa terra e riceverai il Paradiso!" 

Sin da bambini la Chiesa ci prova, col sistema dei "fioretti".

Infondo ai bambini basta poco per essere condizionati. Lo sapeva Pavlov, che ben presto passò dal far salivare i cani, al far sbavare gli orfanelli, sostituendo al pappone i biscotti.
Lo sanno da sempre per istinto i genitori, senza essere preti o fisiologi russi dalla discutibile etica professionale.

"Se fai l'iniezione senza piangere, poi ti dò una caramella" 

Quando sei piccolo, se sono minimamente furbi, riescono a farti fare un sacco di cose che non vuoi.

Poi però si cresce e la storia si fa più complicata, perché la caramella perde valore di scambio. Dal bonbon si passa al gelato e poi al bombolone e alla fine diventi un'eroica bambina malatticcia e grassoccia. E se sei grassoccia, alle medie sono mass-media e coetanei a iniziare il processo di ri-condizionamento e a spingerti a dimagrire.

Finché saremo continuamente spinti e tirati da direzioni diverse, potremo ancora sperare nel libero arbitrio.

Forse il libero arbitrio sta tutto qui: nel capire chi cerca di condizionare chi e nel rinunciare al premio, pur di ribellarsi al sistema.

Io non mangio più dolci e non vado più nemmeno in Chiesa.
Non che entrambe le cose, a volte, non mi tentino.

Però preferisco resistere e rimanere fedele a me stessa.
Tenetevi i vostri dolciumi e il vostro paradiso: io non mi faccio più compare.

In questo mondo ci sono un sacco di cose sbagliate, un sacco di differenze ed ingiustizie. E non bisogna rassegnarsi mai.

Basta coi "contentini", che siamo grandi!

Non vogliamo essere tenuti buoni con la promessa di un mondo migliore raggiungibile previo decesso. Vogliamo quello che ci spetta, ora!

Voi ci pensate che il 90% del mio handicap dipende dal Paese in cui vivo?
Se non posso usare la Metro, non è colpa delle mie gambe che non funzionano, è colpa dell'Italia!
E' l'Italia a frapporre degli ostacoli (handicap) tra ciò che voglio fare e ciò che posso fare, non il mio corpo!

Nella maggior parte del resto d'Europa, il mio corpo non è un handicap.
E' il mio Paese ad essere malato.

Eppure noi siamo lo Stato del "Le cose vanno così". Ci hanno condizionati alla rassegnazione e per farlo è bastato risponderci picche ogni volta che chiedevamo qualcosa. Alla fine abbiamo smesso di chiedere, perché "Tanto non serve a niente".

BALLE!

Il problema è che chiediamo male e con poca convinzione. Il problema è che ci fermiamo al primo "no" o al primo "contentino".

A non fermarmi al contentino, io l'ho imparato dalla mia amica Mina. Una rompipalle di prima categoria, disposta a perdere ore e ore del suo tempo pur di risolvere per sempre e per tutti una situazione.
Ricordo quando in un museo romano costrinse tutto il gruppo ad aspettare un'ora alla biglietteria, perché voleva il risarcimento dei biglietti, dato che una sola ala del museo non era accessibile alle sedie a rotelle. Un'ora di discussioni per 5.000 pidocchiose lire.
Ricordo quando ci fece restare due ore in attesa di un responsabile dei traghetti sul Lago Maggiore, perché non era possibile che una delle isole non avesse lo scalo predisposto per sedie a rotelle.
E la volta che rimase per tre ore (!) abbarbicata al sedile dell'aereo, minacciando di denuncia chiunque l'avesse toccata, perché lei, giustamente, dopo un volo intercontinentale, voleva la sua carrozzina a motore e non una carrozzina dell'aeroporto su cui avrebbe dovuto essere trasportata con qualcuno che le reggeva la testa e le braccia.
Soprattutto, ricordo il culo che mi ha fatto quando son andata a trovarla a Roma e, dopo aver pagato il biglietto della Metro, mi sono fatta spingere sotto l'acqua da mio marito, perchè alla banchina si arrivava solo con scala mobile e ci era stato detto che non c'era nemmeno il personale per aiutarci alla stazione di arrivo. Quel giorno, io ho preferito "risolvere" la questione nel qui ed ora, con un disagio di 20 minuti, senza litigare o rompere le palle a nessuno, anziché perdere chissà quanto tempo.

Mina, perfettamente fedele al suo nome, è una vera e propria Mina vagante, sempre.
Io invece sto ancora imparando a essere sempre meno un'Angela.

Perché?

Perché ora un museo di Roma ha aggiunto uno scivolo, in un attracco su un'isola è stata messa la pedana e oggi ti fanno scendere dall'aereo portandoti la TUA carrozzina. Mentre la Metro della stazione Termini è ancora inaccessibile alle sedie a rotelle e non c'è personale per azionare i montascale nelle altre stazioni. E quando ci tornerò e magari sarò con un'amica meno aitante di Marito a spingermi lungo strade e osceni marciapiedi romani, maledirò la scorciatoia presa allora.

Tutti noi siamo frutto di condizionamenti, ma allo stesso tempo siamo in grado di condizionare gli altri.

Da un lato, dobbiamo solo imparare a non fermarci al "no" e a rinunciare al contentino immediato (o al Jack-Pot post mortem), in vista di un premio decente a medio-termine.
Dall'altro, dobbiamo sforzarci di educare la società in cui viviamo, anche se costa rabbia e fatica.

Non solo per noi, ma anche per quelli che verranno dopo di noi.

Basta con uno scivolo solo nei nuovi negozi.
Basta con un treno, un tram, una fermata della metro o un  bus accessibile ogni X inaccessibili.
Basta con i contratti di stage per disabili di durata superiore a tutti gli altri: il più lunga possibile, purché non si arrivi mai davvero ad assumere.
Basta con le multe irrisorie alle aziende che non assumono i disabili che avrebbero l'obbligo di assumere.
Basta coi: "Se non altro così si tiene impegnato".
Basta coi: "Sempre meglio di un calcio tra i denti!"

Ogni giorno la società ci disegna fragili, remissivi e isolati. E molti alla fine scelgono la strada del: "Non è colpa mia, è che mi disegnano così." Perché infondo, quando assecondiamo le aspettative degli altri, è più facile.

E' più facile stare a casa propria che farsi venire gli attacchi di panico perché si è in balia di un mondo esterno inaccessibile.
E' più bello essere dipinta come una creatura che sopporta in silenzio la propria condizione che come l'insopportabile rompicoglioni che ti pianta un casino immane per salire sul tuo cazzo di treno.

A condizionarci ci provano tutti i giorni.

Ogni volta che inizio a organizzare una vacanza, per esempio, ricevo decine di piccole umiliazioni, decine di piccole punizioni per il fatto di provare a essere diversa da come mi disegnano. Ciò che non ti dicono, è che se vai avanti, ogni tanto vinci. E quando hai provato una sola volta la differenza tra "contentino" e "premio", non riesci più ad accontentarti.

Lo chiamano "rinforzo-intermittente" e funziona meglio di quello "continuativo".
E' il motivo per cui, se cedi a un capriccio dopo un'ora di strepiti, il bambino capisce che deve semplicemente tenere duro per farti fare ciò che vuole.

Noi dobbiamo ri-condizionare l'Italia, a suon di urla, strepiti, esposti, denunce, giornali.

Dobbiamo mirare alla completa integrazione scolastica, sociale e lavorativa, non al contentino!

Martin Luter king non diceva mica: "Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale li giudicheranno un po' meno peggio per il colore della loro pelle..."

Steve Jobs non esortava gli studenti dicendo loro: "Cercate di non rovinarvi l'appetito e divertitevi con pacata morigeratezza!"

I sogni possono non essere raggiunti, ma non devono mai essere ridimensionati.

E se è vero che il mondo ci cambia e ci condiziona ogni giorno, è anche vero che noi stessi abbiamo imparato a condizionarlo e a cambiarlo sin dalla nostra nascita.

Se devo scegliere un cartone animato, preferisco essere Willy Coyote e correre per sempre dietro a Beep-Beep, anziché una bambolona rassegnata come la Signora Rabbit. Chissà, forse persino Jessica potrebbe essere un po' più ciò che desidera essere...  se solo capisse che facendo l'occhiolino al Disegnatore, può fargGli disegnare una storia diversa.