sabato 27 luglio 2019

PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA

Ieri, in fase di grazia divina, ho scritto un capitolo di tesi in pausa pranzo. Ho salvato su chiavetta poco prima di uscire, come sempre in ritardo. Ho fatto ciò che sappiamo tutti che non si deve fare: non ho rimosso il dispositivo in sicurezza.
Stamattina, tutta gongolante, vado per leggere la chiavetta: il file è corrotto!!!!
Il cuore perde qualche colpo. 
Provo a recuperare il file: nulla. 

Mando un grido d'allarme ad un'amico, via WhatsApp. Lui risponde subito e mi chiede di mandargli il file. 
Mentre lui ci lavora sopra da casa sua, a me vien da piangere. 

Cerco di essere razionale, mi dico che son solo 10 pagine, ma l'idea di ricominciare è insopportabile. Mi auto-analizzo, mi ricordo che, alla peggio, attraverserò una fase depressiva di qualche giorno, elaborerò il lutto e ricomincerò da capo. Lo so che funziona così, ma sia stramaledetto il mondo se quando ci sei dentro non fa male. 

Dieci pagine, le prime dieci. 
Sai già che nessuno capirà cosa sono per te le prime dieci pagine. 

Chiaramente mi sto punendo per il fatto di essermela tirata tanto ieri, vantandomi di quanto fosse facile scrivere la tesi. 
Inizio a battermi il petto nel mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. 

Faccio sempre più di una copia, mi invio il file, perché mai ieri no?!!!

Poco dopo arriva l'infausta diagnosi: il file non è recuperabile, se non la prima parte, che già ho. E il mio amico fa quello che tutti non riescono a non fare quando già uno sta di cacca per aver portato a termine con successo una cazzata epica: mi ricorda come avrei dovuto comportarmi e mi dice che così la prossima volta imparerò.

Niente, ha ragione. Non che servisse infierire, ma se chiedo una mano, poi ci sta che mi facciano il mazzo per la mia stupidità, pure se il mazzo sono bravissima a farmelo da sola. 
Lui sta dall'altra parte di WhatsApp e io col capo chino, coperto da un tumulo di cenere. I ceci, quasi quasi vado a prendere i ceci in cucina, li spargo a terra e ci cammino sopra con la Otto Bock... non credo che l'effetto sia lo stesso, ma il gatto a nove code non ce l'ho e quello a una sola coda dorme come nulla fosse.

Prima di concedermi di mettermi a frignare e dedicarmi con tutta me stessa alla fase depressiva, decido di collegarmi alla condivisione dell'ufficio, per vedere se magari avessi scritto qualche riga in più, prima di lavorare direttamente su chiavetta. 

Apro il file: 10 pagine. 

Solo a quel punto mi ricordo che, come sempre, avevo lavorato su PC e poi salvato su chiavetta. In tutta la mia vita ho sempre fatto più copie e mi son sempre spedita pure il file via mail. Apro la mail dell'ufficio ed eccola lì, la seconda copia. Rileggo per vedere se c'è davvero tutto... cavolo: me lo ricordavo meglio quando pensavo di averlo perso!

Da tutta questa vicenda possiamo ricavare alcune verità incontrovertibili:

1) L'inconscio esiste e ti può nascondere tutte le fottute informazioni che vuole nasconderti, quando più gli aggrada e per motivi che solo lui sa.

2) L'inconscio è bastardo.

3) Oltre all'inconscio, esiste pure il Super Io, pronto a farti sentire una caccola appena ti monti la testa.

4) Quando stai grattando il fondo, trovi sempre chi ti getta una pala, per fare meglio. 

5) Freud era un genio.

Ma soprattutto... non è vero che la vita è troppo breve per rimuovere i dispositivi in sicurezza!