giovedì 24 febbraio 2022
CORRO DA TE: STORIE DI GNOCCHI
mercoledì 26 gennaio 2022
IN PRINCIPIO, DOVEVO SOLO ANDARE AL BAGNO
martedì 30 novembre 2021
INNOCUE PALPATINE
domenica 20 dicembre 2020
LE PAROLE SONO IMPORTANTI, MA FINO A UN CERTO PUNTO
Tutti pronti a bacchettare i normodotati quando parlano di disabilità non sempre scegliendo le parole migliori.
Il punto però è un altro, ovvero che spesso chi parla di disabilità, non parla con i disabili. Lo facesse più spesso, forse sceglierebbe i termini con ancor meno attenzione, perché smetterebbe di farsi troppe seghe mentali.
L'unico momento in cui scelgo con estrema cura ogni parola è quando sto in terapia. Dovessi sottopormi allo stesso sforzo mentale ogni volta che non mi tocca sistemare la testa della gente, avrei fatto voto del silenzio dalla nascita.
Invece parlo, un casino, ma fuori dallo studio, soppeso le parole solo quando non nutro particolare stima, fiducia e/o affetto per chi ho davanti.
Vero: le parole celano pregiudizi, ma forse quelli meno gravi. Non so gli altri, ma se fossi gay mi preoccuperei molto meno di chi pensa che io abbia "Una sensibilità particolare" e molto di più di quelli con le svastiche che esibiscono cartelli come "A morte i froci!". Pure questi ultimi usano parole sbagliate, ma sicuramente non si scusano se glielo si fa notare: non mi pare corretto trattarli allo stesso modo degli ingenui.
Quindi, a meno che non sia per scherzarci assieme, come faccio io, quando spaccate il capello in quattro e i maroni in otto se uno commenta "costretto su una sedia a rotelle" o "convive con l'handicap", mi ricordate la mia professoressa di italiano delle superiori, che ogni volta che qualcuno diceva "Mi sono scordato", lei rispondeva "Le chitarre si scordano, le persone si dimenticano". Se poi per sbaglio te ne uscivi con "Sono arrabbiata", attaccava la solfa del: "I cani si arrabbiano, le persone si adirano!"
Beh, le persone normali a volte si scordano di usare un vocabolario perfetto e sono sempre le persone normali che si arrabbiano o al più si incazzano (pur non essendo peni); mi risulta però che, fuori dal contesto di un compito di italiano, solo gli idei si "adirino".
Non si annoverano molte divinità handicappate, a parte Odino che era orbo, sebbene in nessun testo si narri che si sia mai incazzato perché a qualcuno è scappato un: "Oh, ci vediamo in giro eh!"
Quindi, miei piccoli disabili paladini della purezza della lingua, ma non della razza, scendete dal piedistallo, che starci sopra con una sedia a rotelle è terribilmente pericoloso. A meno che non stiate insegnando italiano in classe, ovvio.
Non comportatevi come le femministe dell'ultima ora, che non sono mai scese in piazza per la parità di stipendio, ma esigono che io mi firmi "Segretaria CISL" anziché "Segretario". Pure voi mi avete rotto l'anima: io faccio la sindacalista e mi occupo pure della parità di stipendio, ma mi firmo Segretario perché la Segretaria, in italiano, è un'altra cosa. Voglio tuttavia rassicurarvi: sto studiando per diventare Astronauta, così mi apprezzerete come la prima donna a rotolare nello spazio senza smarrirvi nelle questioni di forma.
E scusate lo sfogo, ma io faccio già abbastanza paura così come sono ai poveri bipedi, senza bisogno che si mettano a balbettare per timore di sbagliare verbo... sempre che non si tratti del congiuntivo: oh, a quello ci tengo!
martedì 27 ottobre 2020
COVID E CERVELLI RETTILIANI
giovedì 22 ottobre 2020
SE NON VUOI CADERE, OSCILLA
Io non lo so mica come si affronta una pandemia.
A ben vedere, non so se ci siano persone al mondo in grado di prevederne e gestirne tutti gli aspetti a breve, medio e lungo termine.
Come psicologa, mi sono e mi sto molto documentando sulle strategie applicabili per non finire alla neuro, rischio in effetti minimo dato che, se si fa come a marzo, tra un po' la neuro la chiudiamo.
Sì, qualche idea buona mi ha colpito. Nulla che non comporti l'uso di droghe pesanti e ciò nonostante assomigli a una bacchetta magica in grado di far sentire subito meglio.
E lo dico a voi, ma mai lo direi davanti a un collega: mi scoppia un eczema pelvico ogni volta che sento termini come "resilienza", "coping", "empowerment", "serendipità"...
La resilienza, in particolare, ovvero la capacità di non rompersi davanti agli urti della vita, mi ha decisamente rotto il c****.
Date le premesse, quale massima esperta di me stessa, posso condividere le conclusioni cui sono giunta su come affrontare sta pandemia:
1) Là fuori c'è una fottuta malattia contagiosa che può ucciderci: avete il diritto di non sorridere come mentecatti incoscienti ventiquattrore su ventiquattro!
2) Stabilito il punto uno (e potrei pur chiuderla qui), è anche vero che piangere e angosciarsi H24 non sembra far registrare effetti positivi sulla salute mentale e nemmeno sul sistema immunitario. Quindi, eccezionalmente, potete provare ad essere un po' bipolari, ma come? Vediamo oltre...
3) Dovete restare informati, ma non troppo informati. Va bene un telegiornale/giornale al giorno, magari non prima di andare a dormire, ma non le maratone COVID! Solo quelle di Star Trek, Star Wars o Il Signore degli anelli. Severamente vietato pure The walking dead!
4) Bisogna esplorare bene i propri limiti, anche alla capacità di ascolto e sopportazione. Io per esempio, dopo i 5-6 colloqui della giornata in cui mi parlano di mancanza di concentrazione, COVID, ansia, COVID, demotivazione, COVID, insonnia, COVID, problemi relazionali, COVID... mi riunisco alla mia famiglia e appena sento pronunciare le lettere "CO" mi piazzo le mani sulle orecchie, chiudo gli occhi e con grande maturità ripeto ad alta voce: "BLA-BLA-BLA-TANTO-NON-TI-SENTO!" Non è facile non ascoltare sempre chi ci è intorno, soprattutto se si è ipotonici come me: che fatica alzare le mani fino alle orecchie!
5) Mantenere una routine almeno semi-sana è più importante che mai. Schemi, paletti, contenitori, comparti... tutte quelle cose che da una vita cerchiamo di superare, oggi potrebbero rappresentare la nostra ancora di salvezza. Se non altro, tra le 23 e le 5 del mattino non abbiamo nemmeno molte opzioni diverse dall'andare a nanna: grazie Conte eh!
6) Avete mai visto un film con scenario apocalittico dove le persone sfruttano l'imminente ecatombe per migliorare se stesse? Ecco: su questo gli sceneggiatori di solito mostrano più senso di realtà degli psicologi. Se supererò sta pandemia senza regredire allo stadio "scimmia urlatrice" lo considererò un punto di vanto. Detto questo, non significa che non dovete provarci a migliorare. Sì, insomma, è un po' come sperimentare una nuova dieta: sai che con altre hai cominciato bene e poi sei tornata al peso-sforma, ma ci provi lo stesso. Nella peggiore delle ipotesi, dimagrirai per un periodo limitato, sentendoti un po' più figa, per poi tornare ciccetta. Nella migliore, oh: fosse che fosse la volta buona! Concorderete che sentirsi un po' fighi per un breve periodo in questo momento è un gran risultato di per sé.
7) Non raccontate balle, non nascondete le cose, non imbrogliate il prossimo, nemmeno se pensate sia per il suo bene. Non si può uscire la sera, niente feste o apericene in presenza, in TV e sui social ci stanno i complottisti e, statisticamente, almeno uno ce lo abbiamo pure in casa. Guardiamo ogni essere umano come potenziale veicolo di contagio e se sentiamo un colpo di tosse ci si gela la spina dorsale come se vedessimo due gemelle in triciclo nel corridoio deserto di un hotel... Insomma, chi non diventerebbe paranoico?! Ecco, in questo clima così disteso, non metterei alla prova il prossimo raccontandogli fregnacce, anche perchè ha molto più tempo libero per sgamarci.
8) Trattate le foto delle vacanze come quelle del "caro estinto": va bene ricordare i bei tempi andati, ma impostate un timer di 5 minuti. Del resto, il caro estinto, se era davvero caro, non vorrebbe che guardare la sua foto vi precipitasse nel nero mare della disperazione. Credo che, se la Riviera romagnola potesse parlare, invece di vederci annegare nella nostalgia, consiglierebbe di cimentarsi nella preparazione dello gnocco fritto, in attesa di riapprodare sui vecchi lidi.
9) Chi non si concede un vizietto in più, scagli la prima pietra! Non è un buon momento per l'ascetismo, ma nemmeno per gli eccessi di auto-indulgenza. Stabilite un limite a priori e non spostate di volta in volta l'asticella. Io ho un paio di jeans-limite: quando non si allacciano, sego i carboidrati, per poi farmi una pizza appena torno a chiudere il bottone. Non sarà l'approccio ideale, ma...oh! Sono una psicologa, mica una dietologa! Da nutrizionista ignorante, so solo che non voglio sopravvivere al virus e trascorrere il resto della vita a combattere l'obesità o la cirrosi.
10) Provate a far del bene agli altri. Mica per far star bene gli altri, ma perché è l'unico vero modo per star meglio noi. Manco io so perché mi sento meglio quando tolgo qualche sasso dagli zaini altrui: se una roba funziona, tendo a non farmi troppe domande.
Infine... comprate su Amazon il mio nuovo libro: "Dimmi chi sei e ti dirò chi è stato". Non so se farà sentire meglio voi, ma sicuramente farà star meglio me. E... allerta spoiler: nei primi capitoli spiego perché è arrivata la pandemia, mentre nell'ultimo vi racconto come finirà il mondo. Nostradamus, scansate!