lunedì 30 dicembre 2019

PUNTO CROCE, PAPI, CROCI E PUNTI A CAPO

In queste vacanze mi sono riproposta di maturare decisioni importanti E di riscoprire me stessa. Tuttavia, allo stato attuale, ho solo capito che me la cavo col punto croce.  
Di solito, dopo tanti giorni di ferma, divento inquieta, mi manca il lavoro e per compensare cerco di progettare cosa farò di nuovo al rientro.
Stavolta il vuoto assoluto. 
Penso al rientro con un misto di frustrazione e sconforto. 
Non vedo prospettive, sento di non avere più entusiasmo e, peggio di tutto, non ho più idee valide.
Alla fine mi sembra tutto inutile.

Ieri sera ho visto "I due Papi"... io il Ratzy ora lo capisco bene. 

Come conseguenza, ho sognato che il Bergoglio mi chiamava per un consulto. Stava pensando di dimettersi, come il suo predecessore e ovviamente voleva un mio parere come psicologa.
Almeno il mio inconscio continua ad avere un Ego smisurato...  

Molto saggiamente, gli chiedo che tipo di croce fosse il papato: una di quelle da cui si può decidere di scendere quando non ce la si fa più o una come la disabilità, in cui l'unica scelta possibile è tra accettarla e vivere meglio che si può o non accettarla e stare pure peggio. 
E quale era in realtà la scelta di Cristo? Poteva davvero scendere in qualsiasi momento dalla croce e fare maramao ai soldati romani, o era un uomo a cui, una volta appeso lì, non restava che accettare o supplicare di scendere e sentirsi poi abbandonato perchè lassù non battono ciglio? 

Bergoglio mi fa notare che avrebbe preferito un consiglio psicologico e non teologico. 
Gli rispondo che gli psicologi non danno mai consigli, neppure a se stessi, ma che sono bravissimi a non giudicare qualsiasi decisione uno prenda alla fine.

Al risveglio, ovviamente, mi sono data all'auto-analisi. 
Anni di catechismo, scuole dalle suore e teologie hanno forgiato il mio inconscio miscredente, che oggi non sa elaborare metafore diverse da quelle fornite dal cristianesimo... che come tutte le storie ben scritte, finisce per parlare di ogni uomo, paro paro l'Edipo Re.

Devo ammettere che, ultimamente, faccio più fatica ad accettare la disabilità, ma non perché sia peggio del solito, semplicemente perché il resto non mi dà le soddisfazioni di prima. 

Le croci si possono portare se si hanno obiettivi, sogni, speranze. 

Dubito che Cristo avrebbe accettato di rimanere inchiodato lassù se avesse pensato che quel che faceva non servisse a nulla. 

Ho capito di aver perso la fede. Non quella in Dio, che da tempo è scomparsa senza lasciare nemmeno il senso di rimpianto di una volta. Ho perso la fede in me stessa. E questa devo assolutamente ritrovarla, perché senza di essa, tutto diventa insopportabile.

Il punto ora è... in che formato si spedisce un curriculum per la Santa Sede?