giovedì 11 ottobre 2018

ADDIO...

Ormai una vita fa, pare che io abbia scritto un libro che, secondo tutti, parla di disabilità. In realtà il libro dovrebbe parlare di come appaiono i normodotati, visti da una che sta in sedia a rotelle, ma a quanto pare l’ho capito solo io… e ciò spiega perfettamente come mai non ho vinto il Nobel per la Letteratura.
Comunque, grazie a quel libro, sono stata invitata in tutta Italia a parlare di disabilità. Confesso che per un po’ non mi è affatto dispiaciuto girare a ufo, ma sento che quella fase della mia vita è finita. 
Da diverso tempo sto declinando altri inviti e questa sarà l’ultima volta che parteciperò ad un evento sulla disabilità… E francamente spero di mantenere questa promessa a me stessa, mica come gli Elio e le storie tese che si sono sciolti nel 2017 e ancora vanno in giro a far concerti. 
Ai ragazzi di 1000 note per educare e al Comune di Pontirolo proprio non potevo dire di no… non che non ci abbia provato ma, come si dice: mi hanno fatto un’offerta che non potevo rifiutare.

Perché mollo?

Ho una sudata Laurea in Psicologia e sono in dirittura di arrivo sulla seconda Laurea in Scienze Giuridiche. Per lavoro mi occupo di studenti universitari che si sono bloccati nello studio e… beh, li sblocco. Molti di loro sono studenti lavoratori iscritti a Giurisprudenza, che sostenevano fosse impossibile finire gli studi e lavorare contemporaneamente. E questo spiega la mia seconda laurea in corso: il miglior modo per convincere le persone che qualcosa si può fare, è farla insieme a loro. 
E così che sono tornata tra i banchi, in mezzo agli studenti che devo aiutare. Spesso io aiuto loro e qualche volta accade l’esatto contrario. 
Pare che sia esperta anche di comunicazione efficace, orientamento alla carriera, assessment/development center e strategie di ricerca attiva del lavoro… o almeno così pensa l’Università, visto che mi fa organizzare dei corsi… ma magari chiedono a me perché vengo via a poco.
Da qualche anno sono persino Segretario sindacale e difendo i diritti dei lavoratori… quelli dell’Università di Milano. Anni di dispute per l’accessibilità con Trenord e ATM hanno affilato la lingua e, come direbbe lo zio di Spiderman: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
Dico questo essenzialmente per tirarmela… ma anche perché vorrei fosse chiaro che nella vita ho studiato, studio e lavoro tanto per migliorare me stessa e la vita delle persone che incontro sulla mia strada. Tuttavia, la cosa per cui pare sia più famosa e per cui vengo chiamata è l’unica che non mi sono guadagnata: la disabilità. 
Io non sono un’esperta di disabilità! Nonostante le apparenze, io non ne so praticamente un tubo: non ho alcuna formazione su leggi, programmi, progetti, iniziative… L'Università della Strada è una tavanata pazzesca e pure se nasci col pollice opponibile, questo non basta a fare di te una majorette.
Io non so come si supporta o sopporta un disabile... non sopporto neppure me stessa!
Chiedetemi come si supera l’esame di Diritto privato e vedrete che sono più preparata. Ma di handicap io ne so poco o nulla. Prendetevela con mia madre se non rispetto le vostre aspettative: lei mi ha insegnato ad essere normale, mica disabile.
Già… mia madre era ed è fermamente convinta che, a parte camminare, io possa e debba fare tutto ciò che fanno gli altri. Studiare, lavorare, viaggiare… 
Ha iniziato lei a lottare contro le barriere architettoniche e mentali che si mettevano sul mio percorso e poi, quando sono stata abbastanza grande e ha capito che la lingua era l’unico muscolo del corpo a funzionare adeguatamente, ha preteso che facessi da sola. A dirla tutta, ora a volte difende un po’ quelli di Trenord o ATM quando li attacco sui giornali per l’inaccessibilità, ma lo fa solo per garantire un po’ di par condicio.

Ma che c'entra??!!

Beh, io credo che c’entri essenzialmente per una cosa: quando mi hanno parlato per la prima volta del progetto del Comune di Pontirolo Nuovo, è stato subito messo in chiaro che non avrebbe mai dovuto diventare la solita raccolta di fondi o iniziativa con cui i normodotati fanno qualcosa per i disabili. 
Non devono più esistere queste due categorie separate di esseri umani. Non devono più esistere progetti d’integrazione. Voler integrare qualcuno, significa che quel qualcuno sta ancora fuori e si cerca di tirarlo dentro. 
A parte la fisioterapia, mia madre non ha mai voluto che frequentassi centri apposta per disabili, scuole apposta per disabili, trasporti apposta per disabili, amici disabili per disabili. 
Ogni giorno leggo sui giornali continui tentativi di risolvere i problemi dei disabili creando mondi separati per disabili. 
La metropolitana o i taxi non sono accessibili? Ci vogliono i pulmini apposta per disabili. 
Gli hotel non hanno stanze attrezzate? Costruiamo case vacanze per disabili. 
E così via, dalle spiagge alle crociere per disabili. 
Io mica ci voglio stare coi disabili e questo essenzialmente per due ragioni:

1)    Per far dispetto a quelli che pensano che dobbiamo stare tra noi.

2)    Per il fatto che non esiste alcun logico motivo per cui dovrei trovarmi bene con persone con cui condivido una sfiga. La storia del mal comune mezzo gaudio è roba da sadici bastardi: io a vedere che uno sta male come me, ci soffro pure di più, perché so esattamente cosa sta passando! Se un'amica mi dice che farà l'esame per valutare l'ossigenazione notturna, quella notte non dormo manco io, perché ci sono passata e so quali paure porta. Infatti per lavoro ho scelto di non occuparmi dei problemi dei disabili, ma di quelli dei normodotati, non perché siano più semplici, ma perché i miei non li ho mica risolti, quindi che gli vado a dire?

Continuerò a rotolare tra i bipedi, piaccia oppure no. Se chiedete a me, l’unica cosa che deve restare separata, sono i bagni per disabili, almeno finché i normodotati non impareranno a mirare il buco. 
E visto che stiamo parlando di un progetto per rendere accessibili i negozi dei privati e che questo qualche spesa la comporterà anche per i privati, permettetemi di raccontarvi la triste storia del negozio a cui per dieci anni ho chiesto di mettere una pedana… Oggi addita Amazon come causa di tutti i suoi mali, ma se io sono finita su Amazon non era per i prezzi o per le consegne, ma perché lui non ha mai messo una pedana! Adoro farmi consigliare da commessi e personale preparato, ma ora che posso scegliere, non compro più in negozi dove non posso entrare! 

Non si scherza più. 

Siamo nati sulla stessa terra, allo stesso modo e dalla stessa specie: non dovrebbe esserci alcun bisogno di includerci, perché siamo già qua! 
Non fate qualcosa per i disabili: permetteteci semplicemente di vivere tra voi. 
Non costruite cose apposta per noi: dove arriviamo noi, arriva chiunque: l’anziano, il bambino e perfino chi sta normalmente bene, ma si è rotto una gamba. 
Non fateci dei favori, non costruite mondi apposta, ma sistemate quello dove voi stessi già vivete. 
E se un giorno vostro figlio non saprà dove sbattere la testa a causa dell’esame di Diritto privato, magari scoprirete che la psicologa della porta accanto è maledettamente brava a risolvere certi problemi. 
O se il Capo vi mobbizza, potreste scoprire che la sindacalista a rotelle, si è allenata abbastanza per difendere i propri diritti da poter garantire anche i vostri. 
Sui questionari di gradimento dei miei workshop lavorativi ci sono solo complimenti entusiasti, commenti stupiti su quanto imparato e talvolta inopportuni inviti a bere una birra dopo il corso. In questo sì che mi sento brava e preparata, non nel non camminare. Non ci si abitua mai ad essere handicappati, al più si cerca di dimenticarlo facendo altro nella vita… quindi smettete di lodarmi per ciò che mi manca e apprezzatemi per le mie competenze.
Pertanto, la prossima volta che mi chiamate, mi piacerebbe fosse per parlare chessò, di Psicologia… con tutto quello che mammà ha speso per farmi studiare!

Grazie e addio :P