sabato 5 gennaio 2013

Cominciamo bene...

Il 2013 è proprio cominciato alla grande, col ricovero di mia madre in ospedale. Non starò qui certo a illustrarvi la sua cartella clinica - mi ha negato il consenso alla diffusione dei dati, mannaggia! - ma una cosa che mi ha sempre affascinato del linguaggio medico è la capacità di sciorinare sinonimi complessi di patologie che non vorresti fossero affibbiate nemmeno al tuo collega stronzo. Per il ritiro della cartella clinica in accettazione ti chiedono persino il livello d'istruzione del degente e confesso che mi sono chiesta se ciò serva a tarare la complessità del linguaggio all'istruzione presunta, o se sia per capire se si ammalano prevalentemente gli ignoranti... ah! Se solo fosse vero!
Devo dire che, in generale, medici e infermieri sono stati bravissimi, ma per una che non mette ruota in ospedale da secoli, constatare il livello dei tagli alla sanità è sempre più sconvolgente. I pazienti allettati devono farsi portare le salviette detergenti da casa. Nei bagni spesso manca la carta igienica. Persino alcuni medicinali te li devi procurare tu. Meno male che si dice: LA SALUTE INNANZI TUTTO!
Un'altra cosa che mi manca in questi giorni è una sala d'aspetto. Ovvio che in alcuni reparti non si può entrare più di una persona alla volta o che mica ti lasciano dentro mentre ti stanno tagliuzzando il parente in sala operatoria, ma proprio per questo ci vorrebbero almeno cinque o sei sedie fuori, magari non in un corridoio gelido che dà sulle scale esterne. Da un certo punto di vista, io sono stata fortunata, perché la sedia me la porto sempre da casa; ci ho aggiunto una coperta e me la son cavata. Probabilmente i passanti mi avranno preso per una pazza svitata: una tizia in carrozzina, intabarrata fino al naso, che confezionava berretti all'uncinetto tra l'ascensore e la porta di accesso al reparto. L'intervento poi è stato più lungo del previsto e ora mi ritrovo una collezione di berretti degna del Cappellaio Matto... c'è solo il piccolo dettaglio che odio indossare cappelli. 
Ogni volta che poi si apre la porta del reparto, vedi le cinque-sei teste degli astanti che si girano simultaneamente. Quando poi si accorgono che è l'inserviente col carrello delle lenzuola, l'infermiere che entra in turno, il medico che va in pausa, tutti si rigirano con nonchalance, come se non stessero mica aspettando che ne uscisse qualcuno con delle notizie. E' incredibile quanta gente possa entrare e uscire da una porta che tu non puoi varcare: giurerei di aver visto passare persino il lattaio a un certo punto.

E tu sei lì che aspetti in mezzo al corridoio, con amici e parenti che disegnano sentieri sul pavimento a furia di camminare avanti e indietro. Per quello mi son portata l'uncinetto: avrei altrimenti scaricato le batterie della carrozzina a motore. Ogni quindici minuti circa, qualcuno si offre di andarti a prendere un caffè. No, dico... un caffè! Fossi Ministro della sanità, oltre a forniture di salviette, carta da culo e farmaci specifici negli ospedali, farei mettere una sala d'aspetto attaccata ad ogni unità d'emergenza, con macchinette erogatrici di Valium. Se no poi, a furia di caffè, succede che, appena ti fanno entrare, ciò che fai, nell'ordine è: saltare in testa a qualcuno e cercare un cesso.
Un'altra cosa che non capisco, è perché tutti quelli che ti conoscono, quando sanno che un tuo parente prossimo sta male, vogliono per forza procacciarti del cibo. No dico, mi hai vista? Avrò addosso scorte di grasso necessarie e sufficienti ad affrontare una glaciazione, se salto un pasto al giorno non può che farmi bene. Quando hanno finalmente compreso che proprio non possono portarti almeno un panino, provano a istituire un servizio catering a casa tua. E invece no: è da una vita che provo a instaurare un nuovo regime alimentare e lavorativo a casa di mia madre e, ora che lei sarà lontana per qualche giorno, intendo proclamare la dittatura. Non che prima regnasse la democrazia: si tratta solo di sostituire un despota con un altro. Se solo avessero conosciuto la Gestapo, ora la rimpiangerebbero.

In questi giorni, ciò che più ci ricorda che qualcosa non va è il silenzio: nessuno alza la voce, urla, sbraita o canta a squarcia gola come un maiale sgozzato. Non volano vaffa, cazzi e mazzi. Ci chiediamo le cose perfavore-grazie e ci scambiamo cortesie a vicenda. Persino il canarino, non sentendo più il consueto frastuono, se ne sta in silenzio, forse convinto di essere rimasto solo al mondo. Insomma, un Inferno!

Le cose tornano normali solo nel momento della video-chiamata con Madre, che sembra l'unica con un po' di senso dell'umorismo in questi giorni. Ci guarda un po' come decerebrati quando non comprendiamo al volo una battuta, ma gradualmente stiamo riprendendo i consueti tempi di risposta, grazie anche all'aiuto dei soliti stronzi. Come la tizia che ieri ha parcheggiato sul posto per disabili davanti all'ospedale:

"Signora, che fa la sua macchina qui, con le quattro frecce?"
“Aspetto anche io un disabile.” 
“E il cartellino dov’è?” 
“Che cartellino?” 
“Ehi! Che fa con quelle chiavi?” 
“Che chiavi?”

Però, quando succedono cose brutte, non puoi non avere l'occasione di capire quante persone vogliano davvero bene allo sventurato che in quel momento sta male. Tra visite, telefonate, sms e aiuti di ogni tipo, non puoi non renderti conto di quanto tua madre sia davvero amata da tutti e non puoi fare a meno di chiederti se sarai mai alla sua altezza. E la risposta è: ASSOLUTAMENTE NO.

Ho comunque intenzione di proporre a Madre di continuare a fingersi moribonda anche dopo il suo rientro a casa, così che non si debba rinunciare allo stuolo di autisti, cuochi, stiratrici e donne delle pulizie che girano per casa in questi giorni. Persino padri e figli convivono insolitamente pacifici, come il biblico leone con l'agnello. Non ho mai visto tanta solerzia nello sparecchiare tavola, lavare piatti e occuparsi dei pagamenti su Internet. Ieri ho persino cucinato delle verdure e le hanno mangiate tutti, no dico, anche quelli che aborrono le "merdurine". Quando ho chiesto come fossero, si sono persino sbilanciati: "No, dai: pensavo peggio!"

Comunque, tutto ciò è un modo contorto per ringraziare tutti quelli che ci sono vicini e ancor più quelli che ci saranno vicini anche dopo che il peggio è passato. Lo sapete che non sono tipo da smancerie... quindi vi abbraccio tutti fortissimo, ma non ditelo a nessuno.

P.S.: Visto che lassù nessuno mi ascolta, sto seriamente pensando di cambiare gestore. Spero non abbiate nulla contro i Satanisti.

4 commenti:

  1. Lo sai che ti lovvo dalla prima volta che... siamo cadute nel cesso insieme ;) Faccio il tifo per tua madre! ...e già che ci sei, lo dai a me uno dei cappellini?

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    1. Come dimenticare? Mezze sbronze, sedute sul pavimento di un cesso a ridere come ebeti. Dici che da sobria saresti riuscita a tirarmi su da terra? Quanto ai cappellini... sinora sono tutti bellissimi e perfetti... se il tuo cranio ha le dimensioni del classico alieno Grigio.

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    2. Parla per te: io ero sbronza completa! :D Quanto alla domanda, la prossima volta che ci ritroveremo sedute sul pavimento di un cesso cercherò di essere sobria così lo scopriremo. Per i cappellini: ok passo.

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  2. Ciao engy, in questo momento di tristezza per la mancanza dell'ammiraglio le tue "disavventure" mi aiutano a sorridere

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