venerdì 4 maggio 2018

SEMBRAVA AMORE E INVECE ERA APARTHEID

Dopo tanti anni che mi conoscete, credo di non essermi ancora spiegata in modo inequivocabile, quindi proverò a farlo ora.
NON PARTECIPERÒ A NESSUNA CENA, GITA, VACANZA, CROCIERA, MESSA, RADUNO, GIORNATA O AMMUCCHIATA PER DISABILI.
Se volete incontrarmi, cercatemi nei ristoranti, pub, hotel, crociere, concerti, serate, bevute, spiagge, trasporti, gite e orgie di persone normali. Vi piaccia o meno, nessuno mi relegherà in un angolo di mondo, perché tutto il mondo è mio quanto vostro. Camminerò al vostro fianco ed in ogni istante vi ricorderò non solo che esisto, ma che so godermi la vita secondo le mie regole, non secondo quelle di una società che confonde l’integrazione con la compassione. E il passo verso la segregazione poi è minuscolo. Prima ti mettono dove è meglio per te e poi ti chiedono perché cazzo dovresti entrare in un locale con le scale se te ne hanno costruito uno apposta per quelli come te. Questa è la definizione di “APARTHEID”: la separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi, rispetto all'uso di mezzi e strutture pubbliche: spiagge, locali, residenze, bus, treni e sì, taxi.

Non fossi stata sufficientemente chiara, aggiungerò che io in crociera ci sono stata e ci tornerò, ma con 1500 normali, non con 1500 disabili. Consideratelo istinto di sopravvivenza: se al comando c’è Schettino, i disabili sono evacuati con priorità assoluta, e voglio essere certa di essere la prima su 1500 a salvarmi la pelle.
Poi i disabili sono liberi di fare ciò che vogliono, incluso bazzicare solo in ambienti protetti. In effetti è più comodo e rende felicissimi i tassisti.


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