mercoledì 16 aprile 2014

Arringa in difesa di Giuda

Se avessi fatto l'Avvocato, come voleva mia madre, sicuramente sarei diventata l'Avvocato del Diavolo. Non sarei stata il tipo che difende gli innocenti: gli innocenti vogliono difenderli tutti. La vera sfida, per chi vuole conoscere l'animo umano, è capire ciò non si riesce a capire: le ragioni del Male, che alberga in ognuno di noi.

Sì lo so: sono partita molto filosofica. Ma dovete ringraziare il Vostro Papa Francesco per le riflessioni che seguiranno. Tranquilli: sono sempre non credente. E sì, domenica ho guardato la Messa in TV, ma solo perché volevo scoprire se il Papa avesse accolto il mio consiglio, chiedendo al mondo di abbattere le barriere architettoniche. Grazie a Dio non l'ha fatto e non sarò dunque costretta a mantenere la promessa-ricatto di pregare per Lui. 
Però devo dire che la Sua predica mi ha affascinato e stupito... più che altro sono stupita dal fatto che sembra che solo io abbia ascoltato le parole del Papa, mentre nessuno dei mei amici credenti ha avuto l'interesse ad informarsi circa l'ultima catechesi del proprio SuperMegaBoss Spirituale.

Facciamo che vi riassumo io la solfa. Il Vangelo della domenica delle Palme è sempre lo stesso dai tempi in cui facevo la catechista. Insomma, ascoltare la lettura del Vangelo dopo un po' è come rivedere per la millesima volta la stessa puntata di Beautiful: tradimenti, scandali, gente che muore e che poi si ripresenta qualche puntata dopo, che ci stava il barbatrucco. 
Quella che cambia, semmai, è la chiave di lettura che del Vangelo viene fatta durante la “predica”, che può far riflettere, sbadigliare o incazzare. 
Il Francy però sa fare il Suo lavoro di comunicatore ed è per questo che, si sia credenti o meno, si può ascoltare. 
Ho detto si può, mica si deve. 
Durante la Messa di domenica, si è limitato a passare in rassegna tutti gli attori della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù, invitandoci chiederci: “Chi sono io?”. Sono come Pietro, tanto convinto della sua fede quanto impreparato alla prova della vita vera? Sono come quel discepolo che ha sfoderato la spada, per difendere Gesù dai soldati venuti a prenderlo? Sono come Pilato, che pur avendo il potere, non se ne sa assumere la resposabilità? Beh i personaggi tra cui scegliere sono davvero un casino. Se volete giocare al giochino “Chi sono io davanti a Gesù”, andate a rileggervi il Vangelo, che i tempi della catechesi per me sono - grazie a me stessa - tramontati da secoli.

Io sono qui per parlarvi di Giuda. Perchè io stessa, giocando a quel giochino del cazzo nella mia testa, ho subito scartato l'ipotesi di essere come Giuda.

Io non tradirei mai un amico sano di mente e capace di difendersi, figuriamoci uno così svitato da credersi il Figlio di Dio, nato da Maria - per inciso - grazie alla fecondazione eterologa.

E poi ci ho pensato meglio. 
Ho pensato a quante volte sono andata vicina a tradire qualcuno o qualcosa. 
Perché il male non è solo nei cattivi, ma in ciascuno di noi. Siamo sempre sulla stretta china tra male e bene e a volte basta una folata di vento per precipitare dal lato sbagliato.
Ho pensato a quante volte ho tradito me stessa, fingendo di essere quella che non sono, pur di sembrare figa o semplicemente come gli altri mi vogliono vedere. Quante volte ho finto e fingo di essere capace di affrontare tutto. Quante volte so solo io quello che penso davvero, che è diverso da ciò che dico.

E dopo aver capito che io ero Giuda, ho cercato di capire cosa volesse dire essere Giuda. 

Troppe volte ho sentito il dovere di far sentire l'altro lato della campana. Il lato scomodo, quello che nessuno ha la voglia di suonare. La campana che dice che sì, ci sono le barriere architettoniche e che sono brutte e sbagliate, ma ci sono pure i disabili parassiti, che sanno solo pretendere, approfittare, usare l'handicap come scusa per non fare nulla. E mi sento cattiva ogni volta che lo dico, ma lo dico lo stesso, perchè io sono una delle poche che può dirlo. Detto da chi non è disabile, sarebbe infamia, detto dalla bocca di un discepolo, è solo la verità che nessuno dei discepoli buoni vuole pronunciare.

Giuda ha fatto ciò che nessuno voleva fare: ha tradito Gesù, affinchè accadesse ciò che era scritto. Senza di lui, non stareste qui a farneticare di vita dopo la morte, non in senso cristiano almeno.
Ma fin qui ci arrivano tutti. Mi dicono che la vera colpa di Giuda non sia stata tradire, ma non avere fede: fede nel perdono e fede nella capacità di Gesù di sconfiggere la morte.

Che stronzi i cristiani! Metà della loro liturgia non fa che ripetere che la fede è un dono e poi però tutti pronti ad accusare chi questo dono non l'ha ricevuto.

E senza questo dono, che cosa poteva fare Giuda, se non uccidersi? 
Convinto fino alla fine che il Figlio di Dio si sarebbe salvato. 
Fors'anche convinto che Gesù avesse bisogno di una “spintarella” per mostrare il Suo potere, chiamando a sé schiere di angeli... 
Quando Gesù si è arreso, che scelta aveva Giuda?

Magari non riusciva a crederci come voleva Gesù, ma non segui per anni un amico in capo al mondo se lo ritieni un buffone. 

Credo che Giuda pensasse solo di scuotere le acque... e c'è riuscito: “Dai su Gesù: fagli vedere di cosa sei capace!”

La via per l'Inferno è lastricata di buone intenzioni. Per come è andata a finire, direi che non c'è dubbio alcuno: Giuda non voleva la morte del suo amico.

A ben vedere, Giuda è stato l'unico dei discepoli a non riuscire a sopravvivere all'idea della morte di Gesù. Non ha semplicemente potuto vivere con se stesso, senza di Lui.
Facile dire che avrebbe potuto chiedere perdono e lo avrebbe avuto. Per chiedere perdono devi prima poter immaginare di riuscire a perdonare te stesso.

Il perdono non è qualcosa che può darti la persona che hai ferito. Il perdono può venire solo dal tuo di cuore.

Riuscite anche solo per un istante a immaginare il dolore e la disperazione che deve aver provato Giuda in quelle ultime ore, prima dell'unico gesto che potesse dargli sollievo?
Forse no. Per capirlo bisogna essere stati almeno una volta nella vita come Giuda: colpevoli, consapevoli di esserlo, incapaci di credere nel proprio perdono e non in grado di sopportare se stessi un minuto di più.

No. Forse non sono come Giuda. Io so perdonarmi... anzi, a dirla tutta, anche quando faccio la cattiva, sento di non aver molto da dovermi perdonare. Però credo di poter capire, almeno un po', Giuda. E quando capisci almeno in parte una persona, semplicemente non riesci più a condannarla.



Nessun commento:

Posta un commento